Un posto ci sarà sempre, per Napoli e per i napoletani, “lazzari felici” e “neri a metà”, per ricordare Pino Daniele. Quel posto, sold out, quasi tremila persone, per il memorial Je sto vicino a te 67 (come gli anni che avrebbe compiuto ieri) “Pinotto” lo chiamava “casa sua”, il Teatro Palapartenope a Fuorigrotta. Settima edizione, da quella notte di gennaio del 2015 quando il cantautore e chitarrista moriva all’improvviso, dell’evento sostenuto da Regione Campania e Comune di Napoli, prodotto da Rino Manna, fondatore del Palapartenope, e voluto da Nello Daniele, fratello dell’artista. “Dal primo anno ho voluto che non fosse a pagamento. È una serata dedicata ai napoletani che hanno amato Pino con artisti e musicisti che hanno fatto parte della sua carriera”.

Tre ore – media partner Rai 3 e Radio Kiss Kiss Italia – di musica e aneddoti. Le mascherine FFP2  dedicate. Alla conduzione Alessandro Greco e Daria Luppino. Alla direzione artistica quest’anno Giorgio Verdelli, autore e regista, produttore di documentari musicali dedicati a Ezio Bosso, Vasco Rossi, Paolo Conte, Mia Martini, Mina, Lucio Battisti Pino Daniele (Unici e Il tempo resterà, premiato ai Nastri d’Argento). E quindi una serie di clip, da repertorio, alcune sono chicche. Immancabile: Massimo Troisi. Bosso, per esempio, che ricorda la natura polifonica della musica di Daniele. Secondo lui aveva scoperto una sorta di fratello in Gesualdo da Venosa. Giuliano Sangiorgi dei Negramaro manda un video, canta in Dad Mal di te.

Sul palco è un viavai di amici, sodali, estimatori. Tony Esposito ricorda i primi anni insieme, il fenomeno, quella volta nel settembre 1981 quando davanti a 200mila persone a Piazza del Plebiscito si accorsero che qualcosa di enorme stava succedendo. “Guagliù accort ca ccà ce vattn”, suggerì Pino al gruppo prima di uscire. Enzo Gragnaniello ricorda le elementari insieme: lui che lavorava a un bar e l’amico che suonava lì fuori. “Vuje nun sapite sunà”, gli disse lasciando la guantiera e strappandogli dalle mani la chitarra. “Gliela stavo scassando”. Ron ricorda il tour con Fiorella Mannoia e Francesco De Gregori: “Mi chiamò entusiasta del progetto. Prima di salire sul palco mi chiedeva se potevo appoggiarmi alla sua spalla. Era un uomo di una tenerezza eccezionale, straordinaria”.

La scaletta è naturalmente sbilanciata sui primi quattro album, quelli che hanno fatto storia. La nipote Loredana Daniele canta E cerca e’ me capì. Cristina Donadio in duo con Saturnino recita Stella nera. I Negrita danno la scossa: Nun me scuccià e Je so’ pazzo. Pau: “Prima di Pino non ascoltavo musica italiana. Solo rock in lingua inglese”. Massimo Ranieri e Lina Sastri mandano i loro saluti in video. Sandro Ruotolo un po’ legge Anna Verrà un po’ ragiona sulla guerra e sulla Pace, “Putin go home” – non manca il minuto di silenzio per gli ucraini vittima della guerra. Lo scrittore Maurizio De Giovanni legge una lettera: parte dal lockdown, la Napoli di oggi e quella di ieri, si chiede se il chitarrista l’avrebbe riconosciuta, “una perdita non è un’assenza. Pino, sei una delle anime grandi di questa città e resterai una delle anime grandi. Questa è una città che non perde, non conosce sconfitta, una città di orgoglio. La città di Pino Daniele”.

Sul palco anche Francesco Baccini, Beppe Barra, Raiz, Andrea Sannino. E Antonio Annona, Tony Cercola, Gigi De Rienzo, Adriano Pennino, Ernesto Vitolo. “Il primo disco che ho comprato è stato Nero a metà, a pensarci viene sempre tanta nostalgia – commenta il sindaco Gaetano Manfredi, seduto in prima fila – Ognuno di noi ha un momento legato a Pino Daniele, che sia un bacio, un filone a scuola, una vacanza. La sua Napoli esiste ancora, un città anche dolente in cui però sono convinto risieda anche la forza di Napoli. La dobbiamo difendere, chiaramente migliorando le condizioni di vivibilità. Difendere dalla massificazione, dalla gentrificazioni dei centri storici che li rende tutti uguali, dedicati interamente al turismo. È uno degli obiettivi del piano in dieci punti che abbiamo presentato. Non è facile ma ci proviamo”.

Verdelli, che di Daniele era stato amico, contemporaneo in una Napoli esplosiva, a questo giornale aveva parlato di una “Terza” città. Capace di andare oltre la tradizione pur raccogliendone il lascito, in grado di suonare internazionale senza essere esterofila o banalmente alla moda, una Napoli “oltre quella della tradizione della canzone classica e il mandolino e quella dei neomelodici e dell’hip hop. Una città all’avanguardia, europea e internazionale. Capace di raccontarsi ma anche di uno sguardo più largo“. Sintesi perfetta per Pino Daniele. A chiudere, ovviamente, Napule è. Tutti in piedi a cantare. Il concerto andrà in seconda serata su Rai 3 a Pasqua, il 17 aprile.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.