“Prendiamo atto della conclusione dell’iter di commissariamento di 29 grandi opere per un valore complessivo di oltre 82 miliardi di euro. La firma dei Decreti del Presidente del Consiglio consente di attivare finalmente la realizzazione di infrastrutture attese da tempo e che avranno un impatto positivo anche sul nostro territorio, basti pensare al collegamento ferroviario Roma-Pescara, alla linea C della Metropolitana di Roma, agli interventi sull’anello ferroviario della Capitale, ed alla Cisterna-Valmontone. Ma il commissariamento è un’ipotesi residuale, eccezionale, che testimonia il fallimento della gestione ordinaria, della capacità di garantire concorrenza, efficacia ed economicità degli interventi salvaguardando l’equilibrio tra interessi pubblici e privati” sostengono Massimo TabacchieraPresidente Confapi Lazio Matteo D’Onofrio, Presidente Confapi Aniem Lazio.

(nella foto Massimo Tabacchiera)

UNA RIFORMA RADICALE

Ma “le imprese hanno bisogno di una riforma radicale che, da una parte, semplifichi e acceleri i processi decisionali e, dall’altra, garantisca concorrenza e trasparenza negli affidamenti”, aggiungono. Nello specifico, spiega Tabacchiera: “Chiediamo che le stazioni appaltanti tornino ad affidare i contratti pubblici attraverso procedure aperte, con criteri e parametri oggettivi e con un sistema di accesso trasparente ed esaustivo alle informazioni. Come richiesto anche dall’Anac, sollecitiamo l’attivazione del Portale Unico della Trasparenza, nel quale pubblicizzare tutte le fasi dell’appalto, e della Banca dati unica, nella quale riportare i dati dell’impresa senza che la stessa debba riprodurli un ogni gara d’appalto”. Inoltre “l’incertezza sulla durata del superbonus e sulla conferma delle attuali aliquote determina una precarietà che frena soprattutto i condomini dall’avvio di un iter comunque articolato e complesso. Occorre determinare uno snellimento drastico delle procedure ed un contesto stabile sul quale cittadini e operatori economici possano programmare le loro scelte” dichiara D’Onofrio.

“Come abbiamo già segnalato più volte, si tratta di un atto devastante per il sistema produttivo territoriale: un piano caratterizzato da vincoli, appesantimenti, oneri burocratici tali da neutralizzare qualunque tipo di investimento e di progettualità, compresi quelli che potrebbero arrivare dal Recovery Plan. Gli strumenti urbanistici coinvolgono esigenze ed interessi diversificati, richiedono, quindi, una compartecipazione al processo decisionale e scelte ponderate che agevolino e non ostacolino tutte le attività produttive”, concludono Tabacchiera e D’Onofrio.

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