Il Pnrr è, o almeno dovrebbe essere, l’occasione unica per l’Italia di cambiare vestito e passo, e per il Sud di ripartire dopo decenni di stallo. Finora, però, quel che è certo è che l’incertezza la fa da padrone. Il governo Draghi è riuscito a strappare all’Europa il 40% di risorse da destinare al Mezzogiorno ma su scadenze, progetti e obiettivi le cose sono molto meno cristalline.

«Non mi sembra che ci sia chiarezza sul Pnrr – commenta Adriano Giannola, direttore Svimez – Ci sono 3.000 progetti, si parla di gallerie, ponti, che richiederanno un decennio di lavori e non si ha in mente quali sono le priorità e non c’è la rapidità nel definire quali sono gli obiettivi: serve il ponte? Sì o no, e perché. Senza il ponte, per esempio, non riparte la Sicilia. Bisogna fare i porti? Sì, se si vogliono le autostrade del mare e uno sviluppo sostenibile. Invece, si sta perdendo tempo, il Pnrr per molte cose sta camminando su questo binario, quello del perdere tempo. Servirebbero poche idee e chiare, ma non ne vedo. I partiti – aggiunge- stanno pensando più alla mondanità che ai fenomeni di fondo e alle cose importanti». Una situazione che genera confusione, da un lato il governatore della Puglia Michele Emiliano ha lanciato l’allarme sostenendo che il Pnrr prevede progetti a breve termine e che quindi siamo tutti in ritardo, dall’altro il ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibile Enrico Giovannini assicura che siamo addirittura in anticipo sulla tabella di marcia e chi dice il contrario, lo dice perché è poco informato.

«Nell’apparente cacofonia tra chi dice che siamo in ritardo e chi dice che invece siamo in anticipo c’è un grande equivoco – afferma Giannola – Chi dice che siamo in ritardo, probabilmente ha ragione, chi dice che siamo in anticipo, e lo dice il governo, è perché non ha esplicitato con chiarezza quali sono gli obiettivi che si propone il Pnrr. A me sembra che su tante cose questo anticipo significhi solo che non c’è nessuna strategia ben chiara da seguire. Quindi si va avanti giorno per giorno, progetto per progetto, pensando già a come impostare la parte attuativa, ma senza avere in mente qual è l’obiettivo finale del Pnrr». Nel mezzo c’è l’Italia da ricostruire e c’è un Sud che deve avvicinarsi al Nord, ma senza viaggiare su un vagone a parte. E forse questa strategia non è ancora chiara.

«L’obiettivo del Pnrr dovrebbe essere quello di cambiare completamente rotta al sistema Italia. Se questo non è l’obiettivo, è tempo sprecato sia da parte del Governo che dai presidenti di Regione – spiega Giannola – Anche i governatori non hanno ben chiaro che l’obiettivo non è quello che la Puglia o la Campania in ordine sparso abbiano progetti ma è quello che tutte le regioni del Mezzogiorno insieme elaborino una strategia per il Paese, nel quale il Sud ha un ruolo ben preciso. E questo vale per la Lombardia o il Piemonte, che pretendono di essere le grandi regioni strateghe, ma che sono in declino da vent’anni, ecco anche loro non hanno nessuna strategia». Nel frattempo, nel clima di confusione generale, l’amministrazione guidata da Gaetano Manfredi ha annunciato di essersi aggiudicata tre milioni di euro da dedicare al settore dei trasporti.

Una bella notizia, no? «Si tratta di normale amministrazione – conclude Giannola – tre milioni di euro a Napoli per il trasporto pubblico non è lo sviluppo, è la sopravvivenza. È un segnale positivo, ma bisogna fare interventi che abbiano un senso. La ferrovia Bari-Napoli? Benissimo. Costruiamola nell’ottica di rendere vivibile le aree interne e di rilanciare due capitali del Mezzogiorno. Questa è strategia, dopo la sopravvivenza. Ma il Pnrr è il livello della strategia, delle grandi scelte che devono portare a una cosa: rovesciare la visione dell’Italia. L’Italia è orientata a Sud, verso il Mediterraneo». Ma se invece continuiamo così, la Campania nel 2060 perderà due milioni e mezzo di persone, di giovani che andranno altrove, la Sicilia ne perderà un milione e mezzo. Ecco perché è ora di fare chiarezza sul Pnrr e sul futuro del Paese, a partire da quello del Sud.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.