Le dichiarazioni del regista
Polemiche su Babylon, Chazelle difende il suo film: “Dà fastidio al sistema”

Bottino magro alle nomination per gli Oscar. Ma Damien Chazelle difende con le unghie e con i denti il suo Babylon. «Per realizzare questo film – spiega il regista – ho attinto da molte delle opere di Fellini come La dolce vita. Volevo dare l’idea di cosa ci fosse sotto la superficie: la politica, la speranza, le tragedie, i sogni realizzati e quelli infranti». Incentrato sulla Hollywood degli anni 20, tra eccessi oltraggiosi e ambizioni smisurate, la pellicola racconta la caduta dei divi del muto negli inferi della transizione al sonoro, forte di un cast corale composto, tra gli altri, da Brad Pitt e Margot Robbie. Un’opera che però ha già diviso il pubblico negli Stati Uniti, dove ha incassato 5 milioni nel primo weekend a fronte dei troppi investiti, circa 90.
Uscito in Italia il 19 gennaio, il film non ha avuto un debutto da record neanche qui da noi, lottando per un terzo posto in classifica, peggiorato dagli scarsi risultati alle nomination degli Oscar: solo tre in categorie tecniche e nessuna importante. Nel nostro incontro romano, Chazelle tiene innanzitutto a spiegare il contesto entro cui si muove il suo Babylon, e a riflettere su ciò che è stato perduto con l’avvento del sonoro. “Con l’addio al cinema muto sicuramente si è perduta la libertà, ma è anche comprensibile visto che erano i primissimi giorni di Hollywood. Il cinema veniva considerato una forma d’arte volgare e Los Angeles una città folle. Abbiamo ancora molto da imparare da quella Hollywood perché oggi più che mai c’è tantissima paura, conformismo, moralismo puritano e quello che invece, in questo periodo e in ogni era, gli artisti dovrebbero fare è opporsi, reagire e andare a rivendicare quella libertà che è stata soppressa e repressa”.
Hollywood è cambiata tanto e non, purtroppo, in meglio. Deluso da una Hollywood che sembra aver snobbato il suo film? «In realtà – risponde Chazelle – sapevo che Babylon avrebbe suscitato determinate reazioni anche perché l’idea alla base del film era andare a dare fastidio, provocare, far arrabbiare le persone. Volevo realizzare un film controcorrente. Sono grato alla Paramount per aver deciso di finanziarlo pur sapendo che ci sarebbe stata una polarizzazione in termini di risposta al film. Mi rendo conto che è uno choc ma era importante che lo fosse, che Hollywood fosse vista come era. Fin troppi film oggi celebrano la vecchia Hollywood mostrando la facciata senza scavare. Io volevo far rumore. Le cose più estreme che vedete rappresentate sono state ammorbidite. Se avessimo dovuto mostrare la realtà per quella che effettivamente era all’epoca, il film non sarebbe mai potuto uscire». Dal cinema degli albori al cinema al futuro, minacciato dalle piattaforme streaming.
Minaccia reale? «Babylon – chiosa Chazelle – finisce con alcune scene di Singing in the rain del 1952 e i film realizzati in quel periodo contenevano la paura e l’ansia che il cinema stesse morendo a favore della TV. Così non è stato. Sala e streaming sono la nuova versione di questa sfida ma questo fa Hollywood: continua a cambiare, muore e rinasce». Tra gli elementi di una possibile rinascita, c’è anche l’uso del 3D. Baracconata o risorsa reale? «Potrebbe essere qualcosa di estremamente interessante come molti degli strumenti, come cinemascope e colore, che il cinema ha usato negli anni per fornire allo spettatore un’esperienza diversa rispetto a quella casalinga. Il 3D – conclude Chazelle – può fare la differenza nelle mani di James Cameron che riesce a dargli valore estetico, magari meno nelle mani di qualcun altro. Il cinema è molto giovane e ancora non abbiamo esplorato tutte le possibilità che può offrire».
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