Nonostante che alcune cronache rappresentino le decisioni del G7 su tetto al prezzo del petrolio e su quello al gas come importanti passi avanti, in effetti, per il petrolio il Gruppo si è impegnato a studiare l’introduzione di tale tetto, mentre per il gas il G7 ha accolto con favore la disponibilità dell’Unione europea di studiare, insieme con i partner internazionali, la possibilità di contenere l’aumento dei prezzi dei prodotti energetici e, in questo quadro, di valutare l’ipotesi di tetti temporanei ai prezzi all’importazione. Il riferimento è alle proposte che la Commissione Ue si è impegnata a presentare al Consiglio a ottobre prossimo. La presumibile faticosa elaborazione delle formule adoperate, chiarisce le verosimili difficoltà incontrate nella convergenza sulle decisioni.

Se tanto mi da tanto, si profila uno studio non certo agevole, nonostante la pressione degli Usa per una decisione sul petrolio. Le sanzioni e gli interventi del tipo anzidetto certamente hanno riverberi pure su chi li promuove. Le conseguenze di gran lunga superiori debbono, però, ricadere sulla Russia. Sarà così? Fissare il “ price-cap” significa far valere il proprio potere contrattuale che, tuttavia, si confronta con quello dei Russi i quali hanno subito anticipato che un tetto presuppone l’apertura di un negoziato con loro. Essi potrebbero rispondere riducendo ancora le forniture, forti dell’aumento dei prezzi e del conseguente mantenimento degli stessi livelli degli introiti. Ne nascerebbe una querelle con argomenti non sottovalutabili a proprio favore da entrambe le parti dopo che non si fosse raggiunta un’intesa previa in sede negoziale. D’altro canto, la fissazione del tetto dovrebbe riguardare solo il petrolio e il gas esportati dalla Russia; non potrebbe penalizzare altri Paesi fornitori presso i quali si sono dirette in queste settimane missioni diplomatiche per accrescere le loro esportazioni. Il “price-cap” deve essere parte di una strategia generale in materia energetica che preveda anche, per le ricadute nei singoli Paesi, un Recovery Plan europeo.

Occorre un’iniziativa politica organica, sempre che vi sia alla fine la convergenza di alcuni Paesi, a cominciare dall’Olanda, oggi contrari a limitazioni del tipo anzidetto. Naturalmente, allargando il campo delle misure da assumere, non è detto che diventi più facile decidere e arrivare a una “ single voice”: qui si misurano, comunque, i limiti del processo di integrazione comunitaria. Mentre si discuteva nel Consiglio europeo e poi G7, è scattato il “ default” tecnico per la Russia per il mancato pagamento, pur dopo il cosiddetto periodo di grazia, di interessi per complessivi 100 milioni circa, tra dollari ed euro, relativi a obbligazioni sovrane. Il fatto è che la Russia, esclusa, con le sanzioni, dal sistema internazionale dei pagamenti, non ha potuto corrispondere le somme dovute che aveva inizialmente proposto di versare in rubli, successivamente da convertire nelle altre valute: proposta, questa, che non è stata accolta dai creditori. Non si tratta di mancanza di risorse, dunque; non è il default degli inizi del Novecento, né quello del 1998 connessi a una condizione effettiva derivante dall’incapacità di adempiere agli impegni assunti.

Certo, però, il “default” aggrava la credibilità e reputazione della Russia sui mercati, se mai ve ne fosse ancora bisogno. Va comunque valutato se e di quanto le sanzioni riducano l’impegno militare difensivo da parte dell’Ucraina. Fin qui ciò non si è affatto verificato – anzi sta accadendo l’opposto – anche perché le sanzioni morderanno effettivamente soltanto dopo che saranno passati diversi mesi, mentre il conflitto cresce di intensità e aumentano le morti dei civili e le stragi come quella del supermercato che giustamente viene definita come un barbaro atto terroristico, ma di terrorismo di Stato. E, allora ci si deve chiedere della tutela delle vite di migliaia di persone, innanzitutto di innocenti, della difesa dell’integrità dell’Ucraina, del blocco dell’invasione russa, dell’affermazione del diritto internazionale: obiettivi che a volte sembrano collidere tra di loro, ma che ciò nonostante devono essere perseguiti con determinazione.