Digitalizzazione dei documenti, potenziamento della rete internet e diffusione della banda larga su tutto il territorio regionale. E poi ancora razionalizzazione degli organi di controllo, autocertificazioni “qualificate” e tempi certi per la risposta delle pubbliche amministrazioni alle molteplici istanze di cittadini e imprese. Ecco alcune delle proposte formulate dalla Campania e per la Campania da un panel di imprenditori, tecnici e cattedratici che il Riformista ha chiamato a raccolta per discutere della necessità di ridurre la burocrazia in modo tale da stimolare lo sviluppo del territorio e dell’economia.
L’occasione è fornita dal tavolo di confronto che il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, ha avviato con Regioni ed enti locali con l’obiettivo di definire al più presto il quadro delle semplificazioni amministrative evocate anche dal premier Giuseppe Conte durante la sua recente informativa alla Camera. L’intesa su una prima griglia di proposte sembra vicina: si parla di termini perentori per l’emanazione di nulla osta e pareri in materia ambientale e paesaggistica, norme per facilitare l’accesso ai fondi pubblici e procedure da esaurire sempre più spesso per via telematica. Basterà? Questo è da vedere. Certo è che la Campania e l’Italia hanno bisogno di uscire al più presto dalle sabbie mobili in cui le lungaggini burocratiche le hanno fatte precipitare. Nella nostra regione sono tanti i progetti paralizzati da decenni e che adesso vanno sbloccati per dare respiro all’economia devastata dal Coronavirus e da due mesi di lockdown. Qualche esempio? Il recupero di Bagnoli e il rilancio di Napoli Est, solo per citarne alcuni.
Il taglio della burocrazia, però, non è necessario soltanto per accelerare sulla realizzazione di progetti considerati strategici per il territorio. Misure di carattere strutturale, infatti, sono indispensabili per rendere l’attività delle pubbliche amministrazioni più efficiente ed efficace e per far sì che le forze sane del territorio possano esprimere la loro vitalità. Di seguito, dunque, le proposte formulate dagli esperti per il Riformista.
“Digitalizzare tutti i documenti” – Edoardo Cosenza (ingegnere)
La quarantena, con la chiusura degli uffici pubblici, ha riproposto i problemi burocratici che rallentano i lavori pubblici. “La pandemia da Coronavirus – spiega Edoardo Cosenza, presidente dell’Ordine degli ingegneri ed ex assessore regionale ai Lavori Pubblici – ha confermato che il cartaceo rappresenta ancora una zavorra. Quando Soprintendenza, Genio civile e Provveditorato hanno chiuso gli uffici si è bloccato tutto perché il cartaceo che dirigenti e funzionari dovevano valutare era in ufficio. Cosa incredibile perché quel cartaceo dovrebbe essere digitalizzato”. Da tecnico, ma soprattutto da esperto addetto ai lavori, Cosenza sa come rendere tutto più veloce. “Serve una spending review per tutti gli anelli burocratici, dalla giustizia amministrativa ai vari enti che devono rilasciare pareri. Servono tempi rapidi per le gare e rispetto di tre principi: sicurezza, legalità e concorrenza”.
“Uno sportello unico al comune” – Giuseppe Perdesoli (commercialista)
Un organismo unico, in ambito comunale, che possa valutare rapidamente le istanze degli imprenditori: è la proposta di Giuseppe Pedersoli, commercialista partenopeo. La palude burocratica nella quale la Campania rischia di impantanarsi al pari del resto d’Italia ostacola la ripartenza dell’economia. “Faccio l’esempio di bar e ristoranti – spiega Pedersoli – Ora hanno bisogno di usufruire degli spazi esterni. Perciò abbiamo pensato di chiedere al Comune l’autorizzazione per mettere i tavolini sulle strisce blu. Per ottenerla occorre chiedere il permesso per l’occupazione del suolo pubblico, precisamente di una parte di strada dedicata al parcheggio delle auto, poi parlare con la società che si occupa della gestione degli stalli e tornare al Comune”. “Troppi passaggi – conclude Pedersoli – Perciò serve un organismo unico, altrimenti anche un banalissimo permesso diventa.
“Ridurre gli organi di controllo” – Arturo De Vivo (rettore Unina)
“Serve un unico organo incaricato di effettuare i controlli su ogni settore dell’amministrazione. Senza dimenticare la necessità di responsabilizzare chi verifica le istanze”. Arturo De Vivo, rettore dell’università Federico II, disegna un’ipotesi di sburocratizzazione. “La tradizione della nostra burocrazia – osserva De Vivo – è segnata da una miriade di passaggi, carte e enti che originariamente erano finalizzati a garantire un’amministrazione trasparente. Oggi, però, ci sono troppi organi di controllo e non si capisce chi deve controllare chi”. Oltre l’istituzione un solo organo responsabile delle verifiche, che renda sì limpida l’amministrazione ma anche celere, secondo De Vivo è necessario “addebitare la responsabilità al singolo individuo: in questo modo bisognerebbe controllare meno azioni e tutto risulterebbe più veloce e scorrevole”.
“Legge regionale sulla banda larga” – Tommaso Edoardo Frosini (vicepresidente Cnr)
“Abbiamo sperimentato in questa fase di lockdown uno strumento che tutti conoscevamo e di cui conoscevamo la portata ma che tendenzialmente era sottoutilizzato: internet. In rete abbiamo fatto le lezioni a distanza, lo smart working, e si è scoperta anche la possibilità di promuovere ricorsi da remoto e svolgere varie attività – dice Tommaso Edoardo Frosini, vicepresidente del Cnr – Bisognerebbe puntare in misura maggiore di quanto si è fatto nel potenziamento della rete internet, il che vuol dire fare investimenti, installare la fibra e la banda larga in tutte le città e le regioni. Non è possibile che in Campania un cittadino su due non abbia l’accesso a internet, non sappia cos’è la rete. Serve una legge regionale con cui prevedere la distribuzione della banda larga e l’accesso garantito a tutti i cittadini campani. Si favorirebbe la semplificazione amministrativa e non solo”.
“Limitare il ricorso ai tribunali” – Gianni Lettieri (imprenditore)
“Bisogna fare in modo che si possa aprire un’impresa rapidamente, avere concessioni e fare investimenti velocemente – dice l’imprenditore Gianni Lettieri – Il problema non è solo campano, è l’intero Paese a essere bloccato da vincoli che stentano a far ripartire l’economia. E lo dimostra il fatto che tutta l’Europa è uscita bene dalla crisi del 2008 mentre in Italia non ne siamo mai veramente usciti. Nel nostro Paese i tempi di attesa, da quando si presenta un progetto a quando si realizza, vanno dai 5 agli 8 anni. Invece i tempi di realizzazione dovrebbero essere al massimo 18 o 24 mesi. A rallentare tutto ci sono le troppe autorizzazioni, i vincoli e i ricorsi al Tar che bloccano il Paese. Bisognerebbe quindi sburocratizzare sul modello Genova ma anche intervenire sul sistema dei ricorsi introducendo norme più stringenti per il ricorso alla giustizia amministrativa”.
“Puntare sulle autocertificazioni” – Orazio Abbamonte (avvocato)
“Bisognerebbe che qualunque iniziativa potesse essere avviata sulla base di autocertificazioni qualificate – propone l’amministrativista Orazio Abbamonte – Questo significa che professionisti accreditati attestano la fattibilità di un’iniziativa e l’amministrazione ha un tempo breve per reagire: se non lo fa, l’iniziativa si attua e, se si scopre che non poteva essere attuata, si sanzionano i burocrati che non hanno reagito appropriatamente e i professionisti che hanno certificato. In sintesi, l’unico modo di vincere la burocrazia è chiamarla a reagire in modo che se non reagisce la cosa si fa, ma se reagisce a sproposito ne paga le conseguenze. Tutto deve accadere in tempi ragionevoli. Oggi l’apparato non si pronuncia e dalle attese nascono liti, corruzioni, e alla fine le cose non vanno. Serve un apparato serio che blocchi certe iniziative solo quando indispensabile”.
*Testi a cura di Bruno Buonanno, Viviana Lanza e Francesca Sabella
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