“Da metà gennaio potranno essere disponibili le prime dosi del vaccino, che ragionevolmente saranno offerte prima agli operatori sanitari, alle forze dell’ordine e alle fasce più fragili della popolazione. Ci sono tutti i presupposti perché si veda il punto di svolta”. Così Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità, ospite alla trasmissione Otto e mezzo ha ottimisticamente descritto la situazione del possibile arrivo del vaccino Pfizer che in questo momento sembra quello che ha dato i migliori risultati.

A poche ore dall’annuncio che il vaccino arriverebbe al 90% di efficacia, secondo quanto sperimentato sull’uomo in fase 3, tutti i Paesi cercano di accaparrarsene le dosi, compresa l’Europa. “Quello sviluppato da BioNTech/Pfizer è il vaccino più promettente finora”. Ne è convinta anche Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, che ha annunciato l’accordo con le due aziende, tedesca e americana.

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, l’accordo consisterebbe nella fornitura di 200mln di dosi a cui si potrebbero aggiungere altri 100 mln di flaconi assegnati con criteri da stabilire. La quota riservata all’Italia, per ora relativa alla prima tranche, è il 13,51% del totale, ovvero 27 milioni di dosi. “La ripartizione avviene sulla base della popolazione di ciascuno Stato membro rispetto al totale degli abitanti della Ue”, precisa Bruxelles. Dopo il via libera del collegio dei commissari, i Governi hanno cinque giorni per presentare ulteriori richieste. In caso di astensioni, aumenteranno le dosi disponibili per gli altri Paesi. “È il quarto contratto che firmiamo (dopo quelli con AstraZeneca, Sanofi-Gsk e Johnson & Johnson, ndr) — ha ricordato von der Leyen — e ne arriveranno altri, perché abbiamo bisogno di un ampio portafoglio di vaccini basati su diverse tecnologie. Questa può essere una strada per sconfiggere il coronavirus e tornare alla nostra vita normale. Nel frattempo, però, è importante essere prudenti”.

La distribuzione in Italia sarà affidata a un gruppo di 15 esperti coordinato da Gianni Rezza, direttore della Prevenzione al ministero della Salute. A lui il compito di organizzare la logistica, considerato che per la conservazione il vaccino deve stare in freezer potentissimi che scendono a meno 80 gradi. Quindi, almeno inizialmente, solo 13,5 milioni di italiani beneficeranno dell’accordo firmato. Ma gli esperti sono fiduciosi che il vaccino funzionerà e che ci saranno i tempi necessari per la produzione di tante dosi per cui non occorrerà aspettare altri mesi”.

Ma l vaccino sarà davvero accessibile a tutti? La risposta è arrivata direttamente da Albert Bourla, il ceo della più grande casa farmaceutica mondiale, che già il 15 giugno 2020 ragionava su questo punto sulle colonne del giornale greco Kathimerini. “I cittadini dei paesi avanzati, come Usa, Europa, Giappone, Corea, Australia, che hanno un sistema sanitario nazionale, con ogni probabilità avranno il vaccino gratuitamente – aveva detto –  I governi nazionali acquisteranno il vaccino dai produttori e finora non sembrano preoccupati della spesa, perché i danni economici causati dalla pandemia superano di gran lunga il costo del vaccino. Detto questo, le leggi del libero mercato non possono applicarsi a un caso eccezionale come questo”.

“Non posso imporre un prezzo per il vaccino al governo tedesco, o americano, o greco, a seconda dei benefici economici che ne deriveranno, perché allora il costo sarebbe altissimo e non è giusto – aveva spiegato Bourla – Se ci sarà un vaccino, noi siamo pronti a fissare un prezzo in linea con quello di tutti i nostri vaccini. Gli ostacoli saranno di natura infrastrutturale. Per esempio, il vaccino al quale stiamo lavorando, specie per la prima generazione in produzione, dovrà essere trasportato a una temperatura di – 80°C. Occorrono infrastrutture specializzate e ben pochi sono i paesi africani che le possiedono. Sono questi i problemi che stiamo cercando di risolvere. Il nostro obiettivo è quello di distribuirlo in contemporanea in America e in Europa, non appena sarà pronto. Potranno esserci una o due settimane di differenza, ma per motivi gestionali e non politici o di altro genere”.

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