L’annuncio di Conte di un vaccino anti Coronavirus entro Natale? Una boutade che lascia il tempo che trova. È il senso del messaggio che arriva da Guido Rasi, direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco che ha parlato con Repubblica delle tempistiche relativi all’arrivo del vaccino, ormai diventata la più grande speranza per fermare la pandemia.

Secondo Rasi, che dalla sede dell’Ema ad Amsterdam dovrà darà il via libera alla commercializzazione del farmaco nel continente, la previsione del presidente del Consiglio domenica nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’ennesimo Dpcm è “tecnicamente ancora possibile” ma “difficile se non improbabile”. Il motivo è semplice: le case farmaceutiche “non ci hanno ancora presentato i dati clinici delle sperimentazioni”.

Quanto allo stato delle varie sperimentazioni, Rasi spiega che sono tre i candidati vaccini “che hanno completato o stanno per completare la terza fase della sperimentazione”: Moderna, AstraZeneca e Pfizer. Ora “devono analizzare i dati e compattarli”, ma per andare tutto liscio e autorizzare i primi vaccini tra gennaio e febbraio le scadenze sono praticamente immediate.

Nello scenario migliore quindi, i primi vaccini saranno destinati alle “categorie a rischio”, ovvero personale medico e anziani, mentre per il resto della popolazione “si può ipotizzare per metà 2021. O meglio: entro l’estate inizieremo ad avere abbastanza vaccinati per vedere gli effetti sulla pandemia”.

Per Rasi si tornerà quindi ad una esistenza normale “a fine 2021”, quando “avremo una vita molto più gestibile”. Il direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco lancia quindi l’allarme sul comportamento dei governi, dicendosi “preoccupato perché non vedo preparare piani nazionali per la distribuzione”, mentre “autorizzare il vaccino 15 giorni prima non serve a nulla se poi perdi 4-5 mesi nella campagna di vaccinazione perché non l’hai allestita bene”.

 

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