Senso del pudore. Si può riassumere così il pensiero di Maurizio Costanzo quando, nel corso di una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera nel 2021, gli chiesero un parere sulle esternazioni di Ilda Boccassini che raccontò di un suo flirt con il magistrato Giovanni Falcone. “Ci sono rimasto un po’ male. Sono felice se Falcone è stato contento, se sono stati bene insieme. Ma lui è morto con la moglie … Ci sono cose che è meglio tenersi per sé” rispose Maurizio Costanzo.

E sulle polemiche sollevate dal libro di Ilda Boccassini in cui la pm milanese racconta del suo flirt avuto con Giovanni Falcone nel periodo precedente la strage di Capaci, intervenne anche la sorella di Falcone, Maria. «Quel che allarma è che sembra si sia smarrito ormai qualunque senso del pudore e del rispetto prima di tutto dei propri sentimenti (che si sostiene essere stati autentici), poi della vita e della sfera intima di persone che, purtroppo, non ci sono più, non possono più esprimersi su episodi veri o presunti che siano e che, ne sono certa, avrebbero vissuto questa violazione del privato come un’offesa profonda».

Nel corso dell’intervista, in occasione della 40esima stagione dello show che porta il suo nome, il Maurizio Costanzo Show, Maurizio parlò anche dei suoi esordi e del suo amore per il giornalismo, nato a soli quattordici anni dall’incontro magico con Indro Montanelli e la sua penna.

“A Montanelli devo tutto – dice – Mio zio mi faceva leggere i suoi articoli sulla terza pagina del Corriere. Mi invaghii. Così, a 14 anni, gli scrissi una lettera. Incredibilmente mi rispose. Mi invitò alla redazione romana. Poi nella sua casa di piazza Navona, a pranzo con Carlo Laurenzi: un uomo raffinatissimo, che lo divertiva con i suoi bon mots. Montanelli mi ha seguito per tutta la vita. Mi fece pure assumere da Afeltra al Giorno”. Po il ricordo del giorno più buio: quando la m mafia provò a ucciderlo. Le sue inchieste, la sua penna iniziavano a dare fastidio e così doveva essere eliminato. Questo era l’ordine. “Riina disse: ‘Questo Costanzo mi ha rotto’. Cominciarono a pedinarmi, a spedirmi lettere anonime, ma non ci feci caso. Seppi poi che Messina Denaro era venuto nel pubblico dello Show, per vedere il teatro”.

Una questione di attimi, quella della sera del 14 maggio 1993: “Fu un miracolo. Il mio autista mi aveva chiesto un giorno libero, e l’avevo sostituito con un altro, che conosceva meno bene la strada. Esitò al momento di girare in via Fauro, e questo confuse il killer che doveva azionare il detonatore. Sentimmo un botto pazzesco. Tra me e Maria passò un infisso”. Un destino fortunato che ci ha permesso di vivere il giornalismo di Maurizio Costanzo per cinquant’anni, nei quali ha saputo raccontare i cambiamenti del Paese e di intere generazioni.

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