Forse si è andati oltre, per comodità ci si è rintanati nelle parole: con la scusa di farle diventare plurali, si sono semplicemente svuotate. Ci si è allontanati dai fatti. E i fatti ora puntano il dito, accusano. L’ultimo fatto è tragedia, irreversibile. Adil Belakhdim è morto, trascinato da un camion per una decina di metri mentre era davanti all’ennesimo presidio dei lavoratori della logistica, questa volta della Lidl, a Biandrate, nel novarese. Adil aveva 37 anni, era cresciuto ad El Jadida, in Marocco, l’Italia è stato il suo sogno di salvezza, è diventata la sua tomba. L’Italia è tomba per tre lavoratori, per ogni giorno che scorre sul calendario. È ferita, disagio, ingiustizia per troppi operai, bisogna essere giocolieri, illusionisti, per fingere di non capirlo legando insieme i fatti tristi di una quotidianità che coinvolge ogni angolo della Nazione, ogni settore lavorativo.

Adil ci credeva alla necessità di allargare i diritti dei lavoratori, di conquistarne di nuovi, aveva aderito al sindacato, il Si Cobas, nella zona del novarese in cui è morto ne era diventato uno dei responsabili. Sulla dinamica della sua morte le versioni sono ancora confuse, vanno dal camionista che volontariamente abbia forzato il blocco per fare le consegne, travolgendo Adil, al camionista che solo per fatalità abbia travolto il sindacalista. Anche questo, solo, e di nuovo, parole. Adil è l’ennesimo operaio spazzato via dalla logica del sopruso, dal profitto che travalica l’umanità. È il paradigma di un mondo operaio che muta pelle, anche il colore, che nella logistica è quasi totalmente formato da quella gente d’altrove che ha superato guerre, deserti, violenze e mari, per trovare speranza ed è finita sfruttata perché le logiche economiche continuassero a marciare.

E non si può più continuare a giocare con le parole di fronte al disastro che connota le condizioni del lavoro: soprattutto quello manuale, soprattutto quello che ingloba stranieri. I numeri tolgono gli alibi, la questione operaia non è un frammento obsoleto che dal novecento sia passato per improbabile congiuntura astrale al terzo millennio. È una questione attuale, probabilmente la più importante, rimossa e mai affrontata, a cui non si possono più indirizzare parole durante i lutti. Dovrebbero tornare i fatti, che sono le conquiste sul lavoro costruite con secoli di lotta, sparite, ora, dall’orizzonte politico, sociale; che restano in bocca a predicatori solitari.

I fatti dicono che gli operai volano dai tetti, finiscono dentro le presse, vengono divorati dagli orditoi. E per premio gli si danno le botte. Ma questo non ce lo racconta nessuno. E i diritti civili, quelli più avanzati, sono importanti, ma se prendi le botte in quanto operaio dimostrante, i diritti civili sono una beffa. Quelli di Fedez e del primo maggio una burla, nascondono il dramma dei lavoratori.

Avatar photo

E' uno scrittore italiano, autore di Anime nere libro da cui è stato tratto l'omonimo film.