Cervelli a km 0
ReBrain Europe, il piano straordinario per attrarre talenti globali. Milano sarà hub centrale

Negli Stati Uniti si moltiplicano i segnali di disinvestimento nella scienza, nella medicina e nella ricerca: dai tagli al NIH e al CDC, fino alla drastica riduzione delle risorse per NOAA e NASA. Si tratta di un attacco culturale ed economico alla comunità scientifica, che apre una finestra storica per l’Europa. L’arretramento di un sistema che per decenni ha guidato l’innovazione globale rischia di lasciare un vuoto profondo, ma al tempo stesso offre al vecchio continente un’occasione irripetibile: accogliere i talenti in fuga, farsi casa della ricerca, diventare la nuova capitale della conoscenza.
ReBrain Europe, il progetto
In questo scenario inquietante, voci autorevoli come Ilaria Capua e Roberto Battiston hanno già lanciato un appello: non possiamo restare spettatori. Serve una risposta politica coraggiosa, capace di trasformare questa crisi in un’opportunità attraverso una strategia precisa. Oltre al ReArm Europe per la Difesa, infatti, è il momento di pianificare un progetto gemello dedicato alla scienza e alla conoscenza: “ReBrain Europe”, un piano straordinario per attrarre talenti globali, fondato sulla libertà accademica, sull’innovazione responsabile e sulla valorizzazione del metodo scientifico.
L’Europa ha tutti gli strumenti per compiere questo salto. Accogliere i ricercatori in fuga dagli Stati Uniti non è solo un atto di ospitalità: è una strategia di sopravvivenza. In un continente che invecchia e fatica a trattenere i suoi giovani migliori, investire nella conoscenza significa invertire la rotta. Il cosiddetto brain drain può diventare una nuova stagione di brain gain, se sapremo creare un contesto attrattivo, stabile, ambizioso. Ovviamente, non basta aprire le porte: bisogna costruire un orizzonte di senso, dignità (anche economica) e libertà per chi sceglie di produrre sapere.
Milano hub centrale
In questo contesto, Milano può giocare un ruolo centrale. Con 11 università, oltre 220mila studenti, 347mila lavoratori nelle Scienze della Vita – tra cui 130mila operatori sanitari qualificati – e il 30% dell’intera industria biotech nazionale, il capoluogo lombardo si conferma uno degli hub scientifici più dinamici d’Europa. Nel 2024 la città ha ospitato il CPHI Pharma, con 72mila partecipanti da tutto il mondo, e il Milano Longevity Summit, che nelle sue due edizioni ha visto la partecipazione di premi Nobel e decine di scienziati di fama internazionale. Ma qui non si tratta solo di eventi: Milano, anche grazie alla visione e alla dimensione internazionale che ha dato alla città il sindaco Beppe Sala, dimostra nei fatti che scienza, salute, sviluppo urbano e crescita economica possono marciare insieme, producendo ricadute positive non solo per la cittadinanza ma anche per l’intero Paese. Le Scienze della Vita non sono solo un settore produttivo d’eccellenza: sono una leva di benessere, giustizia sociale e progresso. Dalla diagnostica avanzata alle terapie personalizzate, dalla prevenzione integrata negli spazi pubblici all’accesso equo alle cure, la conoscenza è la base concreta su cui costruire una società più sana, più coesa, più libera.
Se gli Stati Uniti voltano le spalle alla scienza, l’Europa ha il dovere e l’opportunità di diventare pioniera di un nuovo modello, in cui sapere, libertà e innovazione – come ricordato più volte anche dal Presidente Mattarella – siano al centro della propria visione politica. Ma perché questo accada servono scelte coraggiose: sostenere la ricerca, proteggerla dalle derive ideologiche, investirla di fiducia pubblica. In un’epoca in cui la verità è spesso fragile, la scienza rappresenta un baluardo di razionalità, e insieme una speranza concreta. Milano, con il suo ecosistema vivo, aperto e concreto, è candidata naturale a diventare la capitale europea di questa rinascita scientifica. Un laboratorio urbano dove il futuro si studia, si sperimenta e si condivide. L’attuale contesto geopolitico ci ha fornito un’occasione storica: guidare la nuova geografia della ricerca globale. Non possiamo permetterci di perderla, o farci anticipare. Chi porta conoscenza, porta ricchezza. Chi porta ricerca, porta futuro. E oggi, più che mai, il futuro ha bisogno di essere accolto.
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