Il proibizionismo non funziona
Referendum cannabis, depositate le firme in Cassazione: “Unica arma contro un Parlamento immobile”
Appuntamento a primavera 2022 quando le italiane e gli italiani saranno chiamate a votare per il referendum sulla cannabis. Sono arrivate oggi, 28 ottobre, in Cassazione più di 630mila firme raccolte in un mese circa dal Comitato promotore del referendum sulla cannabis legale. “La risposta è stata straordinaria, hanno preso parte molti giovani, oltre il 70% delle persone che hanno firmato ha meno di 35 anni. Le sottoscrizioni sono arrivate dalle grandi città ma anche dai piccoli comuni. Un’omogeneità che sottolinea la portata e l’interesse del tema”, commenta Marco Perduca, presidente del comitato promotore e membro dell’Associazione Luca Coscioni.
Un risultato trasversale, “straordinario ma non inaspettato. Questa è la risposta di fronte allo stallo, all’immobilismo e all’ipocrisia del Parlamento e al silenzio dei grandi partiti“. Il quesito referendario, depositato lo scorso 7 settembre e sostenuto da associazioni come Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone.
Oltre che da partiti come Radicali italiani, +Europa, Sinistra Italiana, Possibile, Volt, Potere al popolo e Rifondazione comunista, propone infatti di intervenire sia sul piano della rilevanza penale per quanto riguarda le condotte legate alla cannabis, che su quello delle sanzioni amministrative in riferimento alla detenzione.
Il proibizionismo non funziona. “Anni di proibizionismo si sono dimostrati fallimentari. Questo non ha danneggiato le mafie che controllano il mercato delle droghe, né hanno fatto diminuire la circolazione degli stupefacenti”, ha rivendicato Riccardo Magi (+Europa). La raccolta firme è stata portata avanti quasi interamente online, grazie allo strumento della firma digitale. Poi i quesiti passeranno al vaglio della Consulta e, se ammissibili, verrà fissata la data del referendum: “Questo è l’unico scoglio. Il timore è che la Corte costituzionale trovi altre scuse, al di là del proprio mandato di dichiarazione o meno di ammissibilità”, spiega Perduca.
Emma Bonino: “Non vorrei che ci si attivi per fare qualche ‘leggina truffa’ in Parlamento, per non far tenere il referendum. Siamo soltanto all’inizio della battaglia”, ha spiegato la senatrice e storica esponente radicale. L’immobilismo del Parlamento è emerso ancora una volta “con l’affossamento in Senato della legge Zan”, tanto che ribadiscono “l’arma referendaria è l’unico modo con cui i cittadini possono far sentire la loro voce”.
Nicola Fratoianni, deputato e segretario di Sinistra italiana: “Si può costruire un centrosinistra in grado di governare il Paese, ma su questioni come la cannabis e sui diritti civili servono scelte nette”. “Se mi aspetto adesso anche da Letta e Conte parole chiare? Lo devono soprattutto ai propri elettori”, spiega Magi. “Di fronte a un Parlamento bloccato da veti contrapposti, questa è l’occasione di ridare la parola ai cittadini. E, dopo il loro silenzio in tempi di raccolta firme, questo referendum permetterà anche ai grandi partiti di riflettere e decidere. Altro che clic democracy”, ha concluso Cappato.
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