I Rokes (con Lucio Dalla) lo consigliarono fin dal Festival di Sanremo del 1967: “Bisogna saper perdere”. Un brano che non è mai entrato nella playlist di Elly Schlein, la segretaria che – almeno in politica – ha dato prova di appassionarsi al vintage. Lo sostiene anche il vicesegretario di Azione, Ettore Rosato: “Il Pd è incapace di dire ‘ho perso’. È un fallimento per la sinistra che ha regalato una vittoria e una boccata d’ossigeno al governo che li ha osteggiati”. Così, il giorno dopo il tonfo, la linea del Nazareno aggiorna il famoso teorema di Pierluigi Bersani: da “abbiamo non vinto” ad “abbiamo proprio vinto”. Insomma, mancano solo i fuochi d’artificio. Tra il serio e il faceto lo sostiene Igor Taruffi: “Il Pd sta reimboccando la strada giusta, bisognerà insistere”. Quasi gol.

Un regalo alla destra

Il quartier generale, tanto per cambiare, più che parlare al Paese se la prende con gli “avversari” interni. In modo particolare Pina Picierno, la più combattiva esponente dell’area riformista. La vicepresidente del Parlamento europeo infatti fa un’analisi del voto referendario completamente diversa: “Era evidente che rivolgere lo sguardo al passato non avrebbe raccolto il consenso degli italiani”. La morale? “È stato un regalo alla destra, purtroppo, un enorme regalo”, conclude Picierno. Anche il presidente del partito, l’eurodeputato Stefano Bonaccini, ha rotto un lungo riserbo: “Bisogna riflettere”. Una vaghezza poi tradotta da alcune fonti interne: “Nessun bisogno di un redde rationem”. La corrente comunque si riunirà nei prossimi giorni. “L’obiettivo della riflessione è quello di valutare aspetti negativi e positivi. Anche come continuare a dare una mano: la volontà è quella di vincere le prossime politiche”, sottolineano con il freno a mano tirato. Ci pensa allora il decano Pierluigi Castagnetti a parlare chiaro: “Qualcuno avverta Elly Schlein che così si va a sbattere”. L’ultimo segretario del Ppi consiglia: “Andrebbe convocato un momento di riflessione”.

Letture stravaganti

Una porta che in tanti hanno provato ad aprire, ottenendo dalla segretaria la solita risposta: non ce n’è bisogno. Il modello di Elly non cambia: una macchina con il triplo comando, Pd, M5S e Avs. E dietro, casomai, i centristi come ruota di scorta. Una posizione molto innaturale per Matteo Renzi, che infatti insiste con un’altra versione: “Il dato politico è molto semplice: se la sinistra si unisce vince. Se queste divisioni si ripetono rivince Giorgia Meloni”. Insomma, Italia Viva rivendica il suo spazio. D’altra parte, il “rottamatore” assiste a un fenomeno innaturale: il nemico di sempre, Giuseppe Conte, per attaccare il trasformismo di Giorgia Meloni usa un post che la presidente del Consiglio aveva scritto contro Renzi all’epoca del referendum sulle trivelle. Piccoli segnali, da innominabile a “quasi” amico. Al Nazareno, intanto, il primo premio sulle letture “stravaganti” ieri lo ha vinto con distacco il senatore Michele Fina: “Anche Renzi ha iniziato il suo declino con il Ciaone sul referendum relativo alle trivelle”.

L’invito

Intanto la frattura sui referendum ottiene anche l’impietoso giudizio della Cisl, il sindacato che si era sottratto dall’abbraccio “mortale” con la Cgil sui referendum. Parla la segretaria Daniela Fumarola: “Il rammarico è che purtroppo i contenuti, cui tenevamo, sono stati relegati e utilizzati con uno strumento inappropriato per risolvere le criticità”. L’esempio è proprio il quesito sulla cittadinanza (9 milioni di sì in meno), quello che ha registrato l’esito più disastroso: “Continueremo a lavorare perché la legge venga modificata in Parlamento”. Un invito accolto da Forza Italia. “Ora si deve procedere sullo ius scholae, andremo avanti”, annuncia battagliero il ministro degli Esteri. Che incassa subito il plauso di Calenda: “Siamo pronti a votarlo, anche la sinistra dovrebbe farlo”. Quando tornerà con la testa nel presente, suggerisce l’eurodeputato di Renew Europe Sandro Gozi: “La sinistra con i piedi nel passato e la testa nel trapassato non parla più a nessuno. O si torna a pensare il futuro, o si continua a perdere”. Dura lex, sed lex.

Mentre il campo stretto filosofeggia su vittorie immaginarie, il vertice di maggioranza si concentra sul tema del taglio di tasse al ceto medio. Lo annuncia la premier Meloni dal palco degli Stati generali dei commercialisti. L’obiettivo del governo – spiega la presidente – è “tagliare le tasse in modo equo e sostenibile”, e dopo la riduzione del cuneo fiscale per i redditi medio-bassi e la sforbiciata alle aliquote Irpef – aggiunge – “il nostro lavoro non è finito”.