Decine di migliaia di domande in attesa di esame da parte delle prefetture. Il “popolo degli irregolari” costretto a restare tale. Ma quel “popolo” è entrato ieri a Montecitorio, grazie all’interrogazione al ministro dell’Interno presentata da Riccardo Magi, deputato di Più Europa.

«Dai risultati della ricognizione svolta dalla campagna Ero straniero – rimarca l’interpellanza – sullo stato di avanzamento dell’esame delle domande di regolarizzazione dei lavoratori stranieri presenti in Italia emerge che, a sei mesi dalla chiusura della finestra per accedere alla misura, ad agosto 2020, il numero delle domande finalizzate è inferiore all’1 per cento del totale di quelle presentate; dai dati forniti dal Ministero dell’interno, in risposta ad un accesso agli atti da parte delle associazioni promotrici della campagna, al 31 dicembre 2020, a fronte delle oltre 207.000 domande presentate dal datore di lavoro per l’emersione di un rapporto di lavoro irregolare o l’instaurazione di un nuovo rapporto con un cittadino straniero (articolo 103, comma 1, del decreto-legge n. 34 del 2020), in tutta Italia erano stati rilasciati dalle questure solo 1.480 permessi di soggiorno; inoltre, al 16 febbraio 2021, il 5 per cento delle domande era giunto nella fase finale della procedura, mentre il 6 per cento era nella fase precedente della convocazione di datore di lavoro e lavoratore per la firma del contratto in prefettura e successivo rilascio del permesso di soggiorno. In circa 40 prefetture, a quella data, non risultavano nemmeno avviate le convocazioni… tale enorme ritardo appare grave anche nella prospettiva della campagna vaccinale anti-Covid in corso nel Paese: anche a tutela della salute pubblica, è fondamentale che il maggior numero possibile di persone in possesso dei requisiti venga regolarizzato per garantire una più efficace programmazione vaccinale e una quanto più ampia copertura della popolazione…».

La risposta del Viminale è in un documento di tre pagine, dalla prosa soporifera letto con velocità supersonica dal sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia (5Stelle) con il quale si comunica che 800 unità selezionate, su 20.061 candidati, «svolgeranno attività amministrativa di supporto agli Sportelli Unici per l’Immigrazione e che saranno assegnate a ciascuna sede proporzionalmente al numero delle istanze pervenute». Per concludere con: «Si confida che entro questo mese i lavoratori selezionati potranno essere operativi e così contribuire ad accelerare le procedure di regolarizzazione». Nei dettagli, in questo caso nei verbi, spesso si cela il “diavolo”. E così, si “confida” ma non si dà certezza. Si scrive di “accelerazione” delle procedure di regolarizzazione, ma non si definiscono i tempi né si quantizzano gli obiettivi. Se non è “ammuina”, ci siamo vicini.

«La situazione è drammatica – commenta Magi con il Riformista -. Noi ci troviamo, a sei mesi dalla chiusura della finestra per la regolarizzazione, in una situazione in cui di fatto la lavorazione di queste domande da parte delle prefetture non è iniziato, solo lo 0,7 è stato trattato. La regolarizzazione era motivata principalmente da due ragioni: quella dell’emergenza sanitaria, per cui noi dovevamo garantire a cittadini “fantasma”, sconosciuti, anche l’assistenza sanitaria adeguata e quindi ora anche l’inserimento nei piani vaccinali. E l’altra motivazione è la crisi di alcuni settori, a partire da quello agroalimentare». «È evidente – sottolinea ancora Magi – che un ritardo tale su un provvedimento che era di emergenza, rischia di vanificare gli obiettivi principali, tanto è vero che la Coldiretti ha già lanciato un allarme rispetto, di nuovo, alla carenza di lavoratori nel settore agricolo alimentare».

Qui la tecnicalità lascia il passo alla politica. «Non voglio pensare – dice il deputato di Più Europa – che ci sia una motivazione politica in questo ritardo. Poiché c’è stato uno scontro acceso su questo provvedimento, in qualche modo lo si finisca per non attuare. Perché questo sarebbe gravissimo, significherebbe non dare applicazione a una norma di legge. Quello che servirebbe non è un provvedimento emergenziale, peraltro limitato solo ai lavoratori domestici e a quelli dell’agricoltura. A noi servirebbe un meccanismo stabile di regolarizzazione degli stranieri irregolari quando hanno un posto di lavoro dimostrabile». Lo prevede, tra l’altro, la legge di iniziativa popolare Ero straniero per il superamento della Bossi-Fini di cui Magi è relatore in Commissione Affari costituzionali. Questa sarebbe la soluzione migliore. Ma già sarebbe qualcosa, conclude il deputato, «riuscire ad attuare un provvedimento emergenziale».

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.