“Renzi? Venga qui senza scorta a dire che vuole abolire il reddito di cittadinanza”, ha gridato sabato scorso Giuseppe Conte da un palco siciliano, alla presenza del candidato antimafia’ del M5S al Senato, l’ex procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato. Apriti cielo. La campagna si è infiammata, avvelenata da una intimidazione che ricorda quello degli squadristi: cento anni fa Roberto Farinacci aizzava dal palco con le stesse parole, a suon di minacce cui seguivano puntuali le manganellate ai rivali.

Matteo Renzi ha replicato duramente a Conte:Un mezzo uomo che parla con un linguaggio da mafioso della politica”. Parole prese in prestito a Leonardo Sciascia che il senatore fiorentino ha scagliato dal comizio fatto proprio a Palermo. Poi il leader di Italia Viva ha rilasciato una intervista al Giornale di Sicilia dai toni altrettanto duri, E se l’è presa anche con Scarpinato. “Non prendiamo lezioni di antimafia da Roberto Scarpinato. Un ex premier che dice che devo andare a Palermo senza scorta non ha alcun senso delle istituzioni, sta istigando alla violenza con un linguaggio politico mafioso e non ha alcun rispetto per gli uomini e le donne delle forze dell’ordine che oggi sono qui a presidiare il territorio perché se qualcuno mi avesse messo le mani addosso lo avrebbe fatto perché sobillato da Conte e tutto il mondo parlerebbe di noi. Quella frase dimostra la statura dell’uomo, meschino e mediocre…”. Botte da orbi. E se l’analisi di Renzi poi va sull’antifona di Conte (“Io non prendo lezioni sulla povertà da Letta e Conte. Per uscire dalla povertà non ci vuole il reddito di cittadinanza, ma un lavoro pagato bene. Con sussidi e assistenzialismo la Sicilia non va da nessuna parte”) è a Scarpinato che il riferimento irriverente brucia di più.

L’ex magistrato, candidato con Conte nel collegio senatoriale Sicilia 1 e in Calabria, si ritrova in un denso passaggio de Il Sistema di Luca Palamara. Cosa rivelò su di lui l’ex capo della magistratura associata? Parlando di pratiche lottizzatorie tra le varie correnti della magistratura nei concorsi per il conferimento degli incarichi di vertice, Palamara ha raffigurato Scarpinato come persona vicina ad Antonello Montante, ex Presidente di Confindustria Sicilia, condannato dalla Corte di Appello di Caltanissetta a otto anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata a vari i reati. Stando al testo dell’ormai celebre libro di Palamara, Scarpinato avrebbe chiesto a Montante, allora particolarmente influente nelle dinamiche siciliane, una segnalazione per essere nominato Procuratore Generale a Palermo.

Scarpinato gli aveva replicato con un lungo articolo pubblicato sul Fatto quotidiano l’11 febbraio 2022, protestando che l’affermazione di Palamara era falsa: non avrebbe mai chiesto alcuna segnalazione a Montante. Le accuse nei suoi riguardi sono gravissime: secondo gli inquirenti, Antonello Montante sarebbe stato a capo di una rete di spionaggio dedita ad acquisire informazioni riservate (anche mediante accessi abusivi alla banca dati SDI delle forze di polizia), ivi comprese quelle riguardanti l’attività d’indagine che si stava svolgendo nei suoi confronti. La Commissione Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana ha redatto un corposo documento, chiamato “Il sistema Montante”, che però non ha incluso gli eventuali episodi di contatto intervenuti tra lui e il dottor Scarpinato.

Nella polemica si inserisce Repubblica, che definisce Palamara “fonte (s)qualificata” di Renzi. “Grave che l’articolista abbia omesso di fare una verifica che gli avrebbe consentito di accertare che in realtà la fonte di questi rapporti è un appunto manoscritto rivenuto all’esito di una perquisizione presso l’abitazione del Montante e riferito all’imminente nomina di Scarpinato”. L’ex Procuratore generale di Palermo ieri ha risposto al leader di Italia Viva per le rime: “A pochi giorni dalle elezioni politiche nazionali del 25 settembre, Renzi che sino ad oggi non si era mai occupato della mia persona, ha sferrato un attacco nei miei confronti replicando insinuazioni calunniose e prive di alcun fondamento di Luca Palamara, ex magistrato radiato dall’ordine giudiziario per indegnità e rinviato a giudizio per gravi reati. Renzi è evidentemente preoccupato della costante crescita di consensi del M5S per il quale sono candidato come senatore. Nessuna meraviglia che Renzi non esiti a fare ricorso per biechi calcoli elettoralistici a tali squallidi metodi diffamatori nei confronti di chi ritiene essere temibile antagonista politico per la credibilità personale conquistata in decenni di attività al servizio dello Stato sul fronte del contrasto alla criminalità mafiosa ed ai suoi potenti complici nel mondo dei colletti bianchi”.

Poi dallo sfogo Scarpinato è passato a una escalation verbale tipica di chi ha fatto il callo con le reprimende in aula: “Non è un caso che la reputazione e la credibilità di Renzi siano progressivamente colate a picco via via che gli italiani hanno imparato a conoscerlo come portavoce prezzolato di interessi di potenze straniere, nemico dell’assetto della Costituzione e promotore di leggi dichiarate incostituzionali che hanno contribuito a svuotare i diritti dei lavoratori e ad impoverirli”. Niente meno. Per la difesa, il tweet di Renzi che replica a Conte: “Anche oggi Giuseppe Conte parla di me dicendo bugie. Tutto pur di non parlare del perché ha chiuso la struttura dedicata al dissesto idrogeologico e delle truffe miliardarie permesse dal suo Governo. Accetterà mai un confronto?”, la domanda aperta. Siamo agli ultimi quattro giorni di campagna elettorale e tra i leader non c’è stato alcun confronto a quattro. “Renzi vuole farsi pubblicità parlando di me”, gli risponde il leader del M5S. In effetti la querelle tra i due contendenti, direbbero forse i sondaggisti se potessero parlare, sembra abbia portato a una nuova polarizzazione degli elettori, insoddisfatti dal duello Letta-Meloni, oggettivamente meno vivace di questo.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.