Dopo i tre giorni in zona rossa nazionale per le festività di Pasqua, l’Italia torna ad essere divisa in fasce, arancione e rossa, fino al 30 aprile. E da domani 7 aprile – indipendentemente dal colore della zona – si tornerà in classe fino alla prima media. A Napoli e provincia solo per l’infanzia ben 61.302 i bimbi che rientrano, per la primaria 134.823.

Difficile calcolare sulla secondaria di primo grado il numero visto che in classe tornano solo le prime su una platea complessiva di 103.400 alunni. In Campania le scuole erano chiuse dal primo marzo scorso con apposita ordinanza del presidente della Giunta regionale Vincenzo De Luca. E resteranno tali in diversi comuni del casertano, del napoletano e dell’avellinese, per via di ordinanze ad hoc emanate dai sindaci.

In provincia di Caserta, le attività didattiche in presenza sono sospese a Parete fino al 9 aprile e ad Alife fino al 21 aprile. Scuole chiuse anche a Santa Maria la Carità (Napoli) e in altri comuni della provincia di Avellino come Avella, Santa Lucia di Serino e Montemiletto.

Le scuole resteranno chiuse anche a Serino, piccolo comune in provincia di Avellino già da diversi giorni alle prese con un aumento dei contagi da coronavirus. In un post pubblicato sulla pagina Facebook di “Serino Bene Comune”, lista del sindaco Vito Pelosi, viene ricordato che “ai Comuni è stata data la possibilità di valutare, sulla base degli interessi e della situazione sanitaria presente, ordinanze specifiche sulla chiusura delle scuole”.

“Pertanto – prosegue il post – l’Amministrazione comunale, a tutela della salvaguardia della salute di tutta la comunità, ha deciso la sospensione delle attività didattiche in presenza fino a nuova comunicazione”. Attualmente a Serino sono presenti 172 positivi al Covid, di cui 9 domiciliati fuori comune. Situazione simile anche a Postiglione, comune di circa 2 mila abitanti del Salernitano, dove il sindaco Mario Pepe ha disposto la sospensione delle attività didattiche in presenza fino al 17 aprile prossimo.

Intanto Radioimmaginaria, il network europeo degli adolescenti dagli 11 ai 17 anni con più di 300 speaker provenienti da 50 città in 8 Paesi diversi ha chiesto agli studenti perché abbiano deciso di manifestare contro la DAD e ne ha parlato con due insegnanti. Molti credono che per la scuola non si stia facendo abbastanza e che, per colpa della lontananza, i ragazzi stiano perdendo un punto di riferimento per il loro futuro.

Altri invece, stanchi di vivere in questa situazione di incertezza, si augurano di potere tornare a rivedere i propri compagni il prima possibile: il contatto fisico e le relazioni sociali mancano a tutti. “Ho deciso di manifestare per i miei ragazzi – afferma Luisa Trimarchi, docente presso il Liceo delle Scienze Applicate Torriani di Cremona – perché è impensabile vivere in una situazione di distanza”. “Siamo andati in piazza – sostiene Monica Capo, docente presso una scuola primaria di Napoli – per lo sdoppiamento delle classi pollaio, per migliorare l’edilizia scolastica, per occuparci del benessere degli studenti”.

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Napoletano, Giornalista praticante, nato nel ’95. Ha collaborato con Fanpage e Avvenire. Laureato in lingue, parla molto bene in inglese e molto male in tedesco. Un master in giornalismo alla Lumsa di Roma. Ex arbitro di calcio. Ossessionato dall'ordine. Appassionato in ordine sparso di politica, Lego, arte, calcio e Simpson.