Dopo un finale di campionato da harakiri, dove ha buttato i dieci punti di vantaggio che la dividevano dalla seconda, il Trastevere calcio ha detto addio al sogno di salire in serie C. Il presidente Pier Luigi Betturri però non ci sta e fa il punto della situazione analizzando anche il problema dello stadio. “Se fossimo stati promossi in serie C non avremmo avuto un impianto dove giocare”.
Presidente, archiviato il sogno della promozione resta la realtà di non avere ancora una “casa” a norma per il calcio professionistico.
Purtroppo è la dura realtà di una città che non sta investendo sulle politiche sportive. Non dico che il nostro finale di campionato disastroso sia colpa dello stadio, ma sicuramente avere l’idea di giocare il prossimo anno o a Rieti o a Frosinone non ha aiutato la concertazione e la trance agonistica.
Ma possibile che a Roma non si possa avere uno stadio?
Il Trastevere stadium è un bellissimo impianto ma purtroppo non avrebbe ottenuto l’agibilità per la mancanza di vie di fuga, cosa fondamentale per un campionato professionistico. Sono anni che stiamo lavorando per trovare una soluzione ma non arrivati a nulla.
Cioè?
Dopo mesi e mesi di tavoli e incontri con il Comune avevamo individuato quella che per noi era la soluzione migliore: lo stadio degli Eucalipti a Valco San Paolo. Un impianto che avremmo trasformato e fatto nostro. Tutto era pronto poi inspiegabilmente l’area è stata affidata all’Università Roma Tre che di fatto lo sta utilizzando come deposito. Una situazione assurda anche perché il Trastevere è una realtà eccezionale, ma a Roma lo sport è considerato zero. Guardate quello che sta accadendo allo stadio Flaminio e a tutti gli impianti comunali che sono in rovina. Mi chiedo, è possibile tutto ciò?
E ora?
Ci siamo rimessi in moto per trovare nuove soluzioni. Il sogno sarebbe l’area dove sorgeva l’ex Velodromo ma anche qui stanno sorgendo mille problemi legati ai soliti interessi e alle speculazioni edilizie. Noi siamo in campo per la passione per lo sport, ma questi valori a Roma contano poco ahimè.
Dove avreste giocato quindi senza stadio a Roma?
La scelta migliore era lo stadio delle Aquile a Rieti, c’era anche l’impianto del Frosinone ma i costi sono esorbitanti.
La scorsa settimana un ex delegato allo sport di Roma Capitale, Alessandro Cochi, ha lanciato un appello per il problema impianti a Roma: era stato lungimirante…
Assolutamente, ma d’altronde se uno capisce di sport non può  non rimanere basito per le scelte di una Capitale sempre più lontana dalla realtà. A Firenze il comune investe di tasca sua per il vecchio Franci, stesso discorso a Torino col Comunale. A Roma non si riesce ancora a sciogliere il nodo per Campo Testaccio, figuriamoci come si può pensare.
Che sentimento prova vedendo tutto ciò?
Di scoramento totale anche perché per intavolare un discorso, portare avanti una pianificazione, attendere i tempi della politica e tutti gli iter possibili  e immaginabili prima di trovare una soluzione passano anni. Non possiamo permetterci tutto ciò, è ora che l’amministrazione si prenda le sue responsabilità.
Nel frattempo il Trastevere resta una grande realtà e una storia bellissima di calcio e passione…
Sì ed è per questo che continuo a lottare per avere un futuro all’insegna del nome che porta Roma.

Franco Pasqualetti

Autore