Ettore Rosato, il deputato triestino di formazione popolare – passato dal PPI alla Margherita, poi nel Pd, con cui è stato anche Vice Presidente della Camera – aveva co-fondato Italia Viva con Renzi nel 2019 e ne è uscito nell’ottobre 2023 per entrare in Azione. Del partito di Carlo Calenda è vicesegretario nazionale. La sua grande scommessa, dare vita al partito unico del Terzo polo, è naufragata. Ma annuncia di avere in cantiere una forza centrista guidata da Calenda, dopo le Europee.

L’Europa ha la guerra in casa e non riesce a parlare con una sola voce. Serve un modello di difesa comune, una politica energetica indipendente.
«È evidente che o l’Europa fa un salto di qualità oppure diventeremo marginali nel contesto mondiale perché solo un’Europa che parla con una voce sola può essere sufficientemente credibile negli scenari che si aprono dallo sviluppo dell’Africa e dal suo boom demografico a quello che succede nei contesti di conflitto, primo tra tutti quello ucraino». Scenario che rende queste elezioni europee davvero storiche. Un bivio della storia. «Sì, sono elezioni decisive. Dopo l’8 giugno ci sarà un’altra Europa e per questo c’è bisogno di fare un’alleanza a Bruxelles dal giorno dopo che metta insieme con ancora maggior incisività tutte quelle famiglie europee che credono che ci vuole più Europa e non meno Europa, a cominciare da popolari e socialisti che con i liberali devono avere la responsabilità di guidare questo processo».
Andando verso una nuova maggioranza Ursula o serve qualcuno di nuovo?
«Si chiamano elezioni per questo. Saranno i cittadini a scegliere. Credo che non ci saranno condizioni per costruire intese diverse: l’Europa degli estremismi non la vuole nessuno. Salvo Orbàn e gli amici di Orbàn». A proposito, il caso Salis si risolverà eleggendola in Europa? «Il punto è che è vergognoso tenere quella donna in catene. Non penso che bisogna farne l’oggetto di una campagna elettorale ma che Ilaria Salis meriti un trattamento umano e di un giusto processo: chi la chiama in causa per utilizzarla a fini elettorali non fa un buon servizio a nessuna causa».
I temi e gli accenti che ha usato, Rosato, sono comuni ai riformisti di Renew Europe. Però non farete parte della lista Stati Uniti d’Europa. Davvero una frattura non ricomponibile tra Azione e Italia Viva?
«Noi siamo in campo con un progetto politico: non solo un’alleanza tecnica di scopo, e la nostra lista sarà aperta a contributi diversi e plurali. Nel Parlamento Europeo confluiremo nel gruppo Renew Europe e dal giorno dopo ci metteremo al lavoro per accogliere nel nostro partito chi si candiderà con noi, per dare maggiore struttura e forza alla nostra proposta politica».

Per riprendere da dove si è interrotto il percorso del Terzo polo?
«Quella rottura purtroppo è insanabile. Vogliamo riprendere il lavoro con soggetti coerenti all’idea di un partito nuovo e plurale, con l’associazione dei popolari, i repubblicani, i socialisti liberali, i giovani di Nos e altri. La condizione è quella di confluire in un soggetto unico senza tenere in piedi quelli preesistenti. Un lavoro che avrei voluto portare a termine prima ma che i compagni di viaggio che avevamo non hanno reso possibile».
C’è una pregiudiziale personalistica nella dialettica difficile con Italia Viva?
«Conosco la materia abbastanza bene, avendo io fondato Italia Viva. La rottura dei gruppi parlamentari è stato un atto unilaterale da parte di IV, cambiando il nome del gruppo al Senato e formalizzando l’uscita dal gruppo alla Camera. Decisioni irrimediabili e per quanto mi riguarda, non condivisibili, ma che rispetto».

Nei lavori parlamentari siete spesso vicini, più raramente distanti. Sul voto di sfiducia a Santanché, ad esempio, loro contrari e Azione a favore…
«Azione ha votato contro Salvini che ha sottoscritto un’alleanza indecente con il partito di Putin e malgrado le dichiarazioni non le ha mai interrotte. Santanché passa il suo tempo a dedicarsi a questioni che non attengono al Ministero del turismo che evidentemente non gestisce come andrebbe gestito. Quindi noi siamo stati coerenti nel votare per la sfiducia ad entrambi».
Qualcuno di Azione non ha preso parte al voto. È fondata la voce di chi vede Gelmini e Carfagna in libera uscita, forse in riavvicinamento a Forza Italia?
«In politica non contano le voci ma i voti e le posizioni. Quella del nostro gruppo è stata unanime e univoca. Le voci di cui parla sono alimentate da qualcuno che evidentemente non ci vuole bene e le fa circolare per andare sui giornali».
Anche con +Europa il dialogo è interrotto? Abbiamo letto che Calenda era andato a trovare Emma Bonino a casa…
«Il partito +Europa farà le sue scelte, la nostra disponibilità è stata manifestata in più occasioni».
Di Renzi, in definitiva, non vi fidate più?
«Non stiamo parlando di un matrimonio ma di politica. Che è fatta di progetti, programmi e prospettive. Noi abbiamo le nostre, ma è legittimo che ciascuno abbia le sue».
E voi avete la prospettiva di sciogliere Azione per fare un soggetto nuovo.
«Azione dopo le Europee si aprirà ad una nuova fase costituente, aggregativa. C’è bisogno di una alternativa seria al bipolarismo degli estremismi, quelli che promettono abolizione della povertà e delle accise sulla benzina. E poi lasciano l’amaro in bocca agli elettori illusi e delusi».

Avatar photo

Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.