Michele Ciambellini, membro del Consiglio superiore della magistratura in quota Unicost, è in brodo di giuggiole. A proposito della nomina di Rossella Marro e Luigi Buono a presidenti di sezione del Tribunale di Napoli Nord parla di «ottima notizia» e si dice convinto che i due giudici saranno «all’altezza della difficile attività organizzativa e giurisdizionale che li attende in un ufficio di frontiera» come quello con sede ad Aversa. In effetti la nomina di Marro e Buono, approvata ieri all’unanimità dal plenum dell’organo di autogoverno dei magistrati, è senz’altro una buona notizia. Da esultare, però, c’è poco se si pensa alle drammatiche condizioni in cui versa il Tribunale di Napoli Nord.

Bastano i numeri a chiarirla: su 86 magistrati contemplati dalla pianta organica, attualmente solo 75 sono in servizio; dei 172 dipendenti amministrativi previsti, solo 145 lavorano effettivamente e molti, tra l’altro, sono distaccati da altre amministrazioni; i funzionari giudiziari non vanno oltre i 23 a fronte dei 38 posti disponibili. Insomma, sono drammatiche le voragini nelle piante organiche di quello che resta il quinto Tribunale d’Italia per numero di processi, conserva la competenza su ben 38 Comuni dell’hinterland napoletano e casertano e amministra la giustizia in uno dei territori a più alto tasso criminale e a più alto degrado ambientale della Campania e del Mezzogiorno. Ragion per cui l’entusiasmo di Ciambellini e di tanti altri addetti ai lavori sarebbe più giustificato se dal Ministero della Giustizia arrivassero ad Aversa più magistrati e dipendenti amministrativi, come recentemente auspicato dalla Camera penale in una lettera indirizzata alla ministra Marta Cartabia.

Come sottolineato dal leader dei penalisti Felice Belluomo, infatti, nessun guardasigilli ha mai fatto visita all’ufficio giudiziario di Aversa a circa otto anni dalla sua apertura: forse una “capatina” di Cartabia e di qualche membro del Csm sarebbe necessaria, se non altro per comprendere le condizioni le difficili condizioni di lavoro di con le quali magistrati, amministrativi e avvocati devono fare quotidianamente i conti, oltre che per toccare con mano le inaccettabili violazioni dei diritti di chiunque venga a contatto col sistema Giustizia di quelle parti.

È una sfida particolarmente complessa, dunque, quella che attende Marro, scelta all’unanimità dal plenum, e Buono, sulla nomina del quale si è registrata una sola astensione. Incarico tanto prestigioso quanto problematico anche per Tullio Morello, finora giudice penale e adesso nuovo presidente di sezione del Tribunale di Napoli: «Non è certo una medaglia, ma un ruolo che accetto con spirito di servizio – commenta – soprattutto in una fase, come quella attuale, in cui il dibattimento vive momenti di grande sofferenza, schiacciato da un numero esorbitante di pendenze e dai limiti connessi al pericolo di contagio nelle aule».