Secondo Der Spiegel l’equipaggio non identificato di sei persone (il capitano, due sub, due aiutanti per i subacquei e un medico che si esprimevano in ceco e polacco) che ha navigato verso l’area dell’esplosione del condotto Nord stream 2 nel Mar Baltico era sullo yacht – già perquisito a gennaio – Andromeda, come il personaggio della mitologia greca sposa di Perseo. Di questa storia si inizia a ricomporre i pezzi offerti dalle numerose ricostruzioni, ma sui responsabili si sa poco o nulla. La scorsa settimana la Procura generale tedesca aveva dichiarato di aver perquisito un’imbarcazione senza fornire il nome o altri dettagli. Secondo i siti web marittimi vesselfinder.com e marinetraffic.com, l’Andromeda batte bandiera tedesca e misura 13 metri di lunghezza e 4 metri di larghezza. La Cnn ha contattato la società che noleggia lo yacht ma senza ottenere risposte.

Secondo una seconda ma similare ricostruzione, questa volta ad opera del Wall Street Journal, il 6 settembre il l’imbarcazione con il suo equipaggio sarebbe partita dal porto tedesco di Rostock apparentemente per una crociera di piacere nei porti del Mar Baltico. Qui viene specificato il modello dello yacht, una Bavaria C50 da quindici metri, con 5 cabine, interno in legno e a poppa una piattaforma reclinabile. Il contratto da circa 3mila euro a settimana per l’affitto sarebbe stato pagato da una ditta polacca gestita da ucraini. I clienti – per Der Spiegel – presentano dei passaporti probabilmente falsificati: documenti “bulgari”, ma è solo un’ipotesi. Nell’equipaggio c’è anche una donna come sostiene un testimone: “erano vestiti in modo normale, avevano buste del supermercato con viveri, parlavano ceco o polacco”. Nel giro di due settimane, il gruppo ha restituito lo yacht ed è scomparso.

Il battello parte, fa scalo a Wiek, un piccolo porto lontano da formalità di registrazione ed occhi indiscreti dove si suppone che il gruppo abbia imbarcato quattro ordigni per un totale di 500 chilogrammi d’esplosivo arrivato sul molo con un furgone. Sullo yacht a questo punto si troverebbero i sei membri del team, tutta l’attrezzatura per operare a 70-80 metri di profondità, le bombe e i rifornimenti. Troppo secondo alcuni. Comunque l’Andromeda riprende il viaggio ed effettua la sua seconda tappa a Christiansø, in Danimarca. Un approdo di tipologia non differente dal precedente.

Dopo le due devastanti deflagrazioni i primi sospetti ricadono sui russi e Mosca punta il dito sugli anglosassoni. L’unica cosa di cui sono certi gli inquirenti è che la missione è stata condotta da professionisti: deve esserci la mano di uno Stato. Alcuni esperti sono invece convinti che sub con esperienza e attrezzatura sarebbero in grado di farlo. Rimane il dubbio se quella barca fosse davvero sufficiente per trasportare tutta l’attrezzatura. Il giornalista Seymour Hersch chiama in causa la Cia, mentre l’intelligence statunitense — citata dal New York Times — ipotizza l’azione di un commando autonomo ucraino, con Kiev che non sapeva dell’operazione. Le indiscrezioni dei giornali si rincorrono e non fanno altro che aumentare esponenzialmente il numero degli scenari.

Sull’Andromeda i tedeschi avrebbero trovato tracce d’esplosivo. Un pezzo importante del puzzle, però non decisivo. La barca è finita in una rimessa sull’isola tedesca di Rügen, nel Baltico, scovata dai reporter di Rtl.de: pare che non sia stata più stata affittata. I presunti sabotatori, la loro nazionalità, dove siano finiti e chi abbia dato l’ordine sono le uniche cose che si sa di non sapere.

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