Stava guardando il suo Milan nel derby di Champions quando “è arrivato l’ordine di salire ai piani alti delle case per metterci al sicuro” perché “quando si arrabbia, la natura è sempre più forte di noi”. Da Fusignano, piccolo comune di 8mila abitanti in provincia di Ravenna, Arrigo Sacchi, uno dei più grandi allenatori di calcio italiani, rivive le ultime, drammatiche, 48 ore che hanno devastato la Romagna: l’alluvione che ha provocato almeno nove vittime, oltre 10mila sfollati, 21 fiumi esondati e danni per milioni e milioni di euro.

“A Fusignano scorre il Senio, che non sarà il Mississippi ma in questi giorni non c’è mica da scherzare” sottolinea l‘ex allenatore del Milan in una intervista a Repubblica. Una tragedia quelle avvenuta in questi giorni “che mi ha risvegliato quello che forse è il primo ricordo della vita: ho tre anni, e mi caricano sul tubo della bicicletta per portarmi a guardare il fiume che è uscito dall’argine. Rivedo quella scena perfettamente, in ogni dettaglio, come se fosse avvenuta poche ore fa. Ricordo i sacchi di sabbia, un muro per fermare almeno un po’ quel disastro”. Sacchi spiega che in un paesino vicino “un altro canale è esondato e si è mangiato cinquanta metri di sponda vicino a un forno, una cosa impressionante. A un certo punto volevo andare a controllare in che stato sono dei terreni che ho da quelle parti, però i carabinieri mi hanno bloccato”.

ITALIA PAESE VECCHIO‘ -Poi l’amara constatazione, un ritornello che non piace a nessuno ma che cristallizza l’Italia: “Siamo un Paese vecchio, dove prevenzione e merito sono parole sconosciute. In Italia – spiega a Repubblica – nessuno sa fare squadra. Conosco Bonaccini, bravissima persona, ma in due o tre anni non si può rimediare a secoli di assenza”.

La mentalità italiana resta sempre la stessa: “Nessuna cura delle sponde e della natura, tutto dovuto e va bene finché dura. Pensiamo di essere sempre i più furbi, invece siamo una nazione piena di debiti. Non c’è quasi mai un progetto, non c’è strategia, solo tattiche improvvisate: come nel calcio”. E poi aggiunge: “Conosco anche troppo bene i difetti degli italiani, che purtroppo sono molto più numerosi dei pregi che pure non mancano. Mi addolora un Paese che paga troppo poco gli insegnanti e cerca sempre le scorciatoie e le colpe degli altri”.

I FONDI PNRR – Sui fondi del Pnrr, che la politica vuole utilizzare anche per gli stadi, Sacchi racconta un aneddoto: “Ripenso a quando conobbi l’alcalde (sindaco, ndr) di Madrid. Gli chiesi: come fate ad avere tutti questi soldi? Lui mi rispose: “Ce li dà l’Europa, invece voi italiani neanche li chiedete”. Vedrete che andrà così anche con il Pnrr, ho già vinto una cena con un mio amico, ho scommesso che non arriverà nulla”.

 

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