Meloni "spedisce la palla in tribuna"
Salario minimo, la gita a Palazzo Chigi del campo largo: fumata nera e primi malumori

Una gita. Una passerella a Palazzo Chigi. Un incontro per i fotografi, per le telecamere. Un incontro fissato alle 5 di pomeriggio del secondo venerdì di agosto per far capire agli italiani che la politica non va in vacanza. Tutt’altro: lavora, rientra dalla spiaggia (vedi il viaggio dalla Puglia di Meloni e Fratoianni), dialoga, prova a trovare senza successo una quadra sul salario minimo.
A Palazzo Chigi erano presenti la segretaria Elly Schlein e Maria Cecilia Guerra, responsabile dem per il lavoro. Per il Movimento 5 Stelle il leader Giuseppe Conte e l’ex ministra Nunzia Catalfo, per Azione Carlo Calenda e Matteo Richetti, per +Europa hanno partecipato Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova. Per Alleanza Verdi e Sinistra a Palazzo Chigi c’erano Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni insieme a Franco Mari e Eleonora Evi.
Per il governo oltre alla premier Meloni, presenti i due vice premier Matteo Salvini (in videocollegamento dalla Toscana) e Antonio Tajani e la ministra del Lavoro, Marina Calderone.
L’incontro è durato circa due ore. Dopo la netta quanto scontata fumata nera, ecco che il famoso campo largo del centrosinistra ripredne le tensioni interne, fornendo versioni contrastanti sull’incontro negli uffici della premier. Da una parte la delusione di Schlein e Conte perché al tavolo “non sono arrivate risposte o proposte alternative”. Nessuno, e ci mancherebbe, chiude al confronto. Calenda prova a vedere il bicchiere mezzo pieno: “È solo un primo passo e l’esito non è affatto scontato. Ma è un passo”.
La proposta di legge che ha messo d’accordo i leader dell’opposizione prevede che a ciascun lavoratore sia riconosciuto un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi, stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali, salvo restando i trattamenti di miglior favore, ma ad ulteriore garanzia si fissa una soglia minima inderogabile di 9 euro l’ora per le retribuzioni da aggiornare periodicamente.
Meloni ascolta i leader di opposizione (tutti presenti tranne Matteo Renzi), poi chiude il dialogo assicurando sessanta giorni per predisporre una proposta sui salari bassi e il lavoro povero. Alle forze di minoranza la presidente del Consiglio propone di coinvolgere il Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), guidato da Renato Brunetta, per portare avanti un approfondimento sul tema e cercare “soluzioni efficaci” e soprattutto il più condivise possibile. E nel merito della questione ha commentato: “Abbiamo salari più bassi perché la nostra crescita è stata più bassa. L’unico modo è rimettere in moto l’economia. Si fa l’esempio di Francia e Germania che sono cresciute negli ultimi anni del 20%, l’Italia solo il 2%”.
Immediata la replica. “Il governo non ha una sua proposta né le idee chiare. Non ci sottrarremo al confronto, ma aspettiamo delle proposte. Invece ci sembra che il governo sia rimasto sulle sue pozioni”, ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein, tirando le somme al termine dell’incontro. “Insistiamo, anzi rilanciamo, – aggiunge – chiedendo ai cittadini e alle cittadine che sono a favore di una misura fondamentale di contrasto al lavoro povero di supportare questa nostra proposta”. Coinvolgere il Cnel? Un modo per buttare “la palla in tribuna“, ha dichiarato il presidente M5S Giuseppe Conte, per il quale se “il governo non ha le idee chiare” e vuole consultare il Cnel, “lo faccia, ma tre milioni e settecentomila lavoratori sottopagati vogliono una risposta. Il nostro obiettivo è risolvere questo problema concretamente, la nostra non è una posizione ideologica”.
“La sede propria del confronto tra maggioranza ed opposizione e tra Governo ed opposizione è quella parlamentare – ha scritto su Twitter dopo l’incontro Benedetto Della Vedova (Più Europa) -. Altrimenti finisce che dovevamo chiudere il Cnel e finiamo per chiudere il Parlamento”. Positivo invece Calenda: “È stato un incontro ancora interlocutorio – ha detto lasciando Palazzo Chigi – ma il fatto molto positivo è stato che nessuno ha chiuso la porta”. Si è detto “soddisfatto”: “non pensavo che Meloni sarebbe arrivata a firmare la nostra proposta. Quello di oggi è un primo passo in una direzione giusta”. “Consideriamo questa disponibilità al confronto un primo successo della nostra iniziativa, continueremo la battaglia”, assicura il segretario di Sinistra Italia Nicola Fratoianni.
Il rischio, ha sostenuto il leader della Lega, è che fissando una paga base a 9 euro l’ora (come previsto dalla proposta di legge delle opposizioni) si abbassino gli stipendi all’80% dei lavoratori che oggi guadagnano di più. Va bene lavorare contro contratti pirata e sfruttamento – è stato il ragionamento di Salvini, ma col 90% dei lavoratori già coperti e tutelati da contratti nazionali, meglio concentrare gli sforzi su altro. E poi, commercianti e artigiani già in difficoltà rischierebbero di chiudere. Insomma – ha sottolineato il vicepremier, come col reddito di cittadinanza si rischia di alimentare il lavoro nero.
Tajani parlando con i giornalisti ha garantito: “Vogliamo continuare a lavorare per garantire agli italiani stipendi più ricchi”. E ha precisato: “Vogliamo aumentare i salari. Abbiamo ribadito la proposta di Forza Italia: un salario minimo non fissato per legge ma frutto della contrattazione collettiva per fare sì che i contratti pirata si adeguino al minimo della contrattazione collettiva. Poi detassazione degli straordinari e tredicesima”.
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