Sarà la maggioranza del governo Meloni a partorire nel giro di sei mesi un testo sul salario minimo. E’ quanto deciso dall’Aula della Camera che con 153 voti a favore, 118 contrari e 3 astenuti ha approvato la delega al governo che stoppa la legge sul salario minimo proposta dall’opposizione (9 euro lordi l’ora). Il testo va dunque al Senato tra le polemiche e i cori “vergogna” da parte delle opposizioni.  Uno scontro tra il governo Meloni e il famoso campo largo guidato da Pd e 5 Stelle (e supportato da Sinistra italiana, Verdi, +Europa e Azione) che va avanti da mesi e che è entrato nel vivo già nella giornata di ieri quando la maggioranza ha respinto gli emendamenti presentati dall’opposizione scatenando le reazioni di Elly Schlein e Giuseppe Conte, con quest’ultimo che ha stracciato platealmente, e a favore dei fotografi, il testo originario.

La sintesi arriva da Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera, partito che sul salario minimo non si è schierato né con la maggioranza né con le opposizioni: “Il salario minimo è stato affossato dallo scontro tra i populisti del ‘chi offre di più’ del “campo largo” e una maggioranza che come al solito non sa che fare e si limita a spazzare via le proposte degli altri. Dopo mesi di chiacchiere e scontri, le vittime sono i lavoratori, che continueranno ad avere salari da fame, e le imprese che continueranno a non essere sostenute da un governo inconcludente. Hanno offerto un pessimo spettacolo e non hanno risolto un tubo. Ci hanno soltanto fatto perdere tempo. Noi in Parlamento andremo avanti, coerentemente con le nostre proposte, nel lavoro per rafforzare i salari dei lavoratori, cresciuti pochissimo in questi anni, e le imprese”, conclude.

Cosa prevede la legge delega del governo

Se da una parte il campo largo dell’opposizione, dopo qualche sfilata in piazza, aveva partorito una proposta sul salario minimo a 9 euro lordi l’ora, il testo approvato oggi alla Camera prevede solo una delega al governo da esercitare nel giro di sei mesi. In pratica l’Esecutivo non ha ancora una alternativa ufficiale sul salario minimo e, se il testo passerà anche al Senato, avrà mezzo anno di tempo per ‘partorirla’. Tra gli obiettivi dichiarati (e qui continua il populismo) c’è comunque quello di “garantire l’attuazione del diritto di ogni lavoratore e lavoratrice a una retribuzione proporzionata e sufficiente, come sancito dall’articolo 36 della Costituzione”.

II testo: due articoli

L’emendamento scritto dalla maggioranza è composto da due articoli che sono soppressivi di tutta la proposta presentata delle opposizioni. L’emendamento prevede due deleghe al governo: una sull’equa retribuzione e l’altra sui controlli contro i contratti pirata.

Sul salario minimo è intervenuta in mattinata anche la premier Giorgia Meloni

Ma oltre agli aspetti personali, nell’intervista a Rtl c’è molta politica e molti attacchi. Sul salario minimo, infatti, Meloni ha rivolto un pensiero sarcastico, ma pungente, contro i sindacati e le opposizioni. “Un po’ sorrido, M5sPd ci dicono che il salario minimo è l’unica cosa che va fatta in Italia ma in dieci anni al governo non l’hanno fatta, e mi stupisce la posizione di alcuni sindacati che vanno in piazza per rivendicare il salario minimo e quando vanno a trattare i contratti collettivi accettano contratti con poco più di cinque euro all’ora come accaduto di recente con il contratto della sicurezza privata. Bisognerebbe essere un po’ coerenti”.

Redazione

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