Avrebbe compiuto 33 anni il 23 giugno. Ma dal 4 marzo 2021 è come scomparsa nel nulla. Le ricerche del suo corpo continuano, ma la sua famiglia è rassegnata all’idea che Sara, giovane ginecologa di Forlì, abbia deciso di gettarsi nel lago di Santa Giustina, per porre fine alle sofferenze che aveva in animo. Sara è scomparsa dopo essersi dimessa dall’incarico ricevuto in novembre dall’azienda sanitaria trentina, ha fatto perdere ogni traccia di sé vicino al ponte di Mostizzolo, in Val di Non, dove è stata ritrovata la macchina della dottoressa. Della giovane professionista non è mai stato trovato il corpo, ma la famiglia la sente vicina. E ha deciso di festeggiare il suo compleanno in un modo particolare: posizionare una “cassetta della posta” nel Parco pubblico di Forlì.

“Per il suo compleanno abbiamo pensato di impiantare una ‘casetta della posta’ per poter raccogliere e conservare tutti i pensieri scritti per lei – ha scritto su Facebook la sorella di Sara, Emanuela – Ognuno di voi se lo desidera potrà inserire personalmente il suo pensiero scritto. Le parole scritte con il cuore diventano quella testimonianza che ha il potere di cambiare il mondo”. Emanuela in un video spiega l’importanza delle parole e di sentire la vicinanza delle persone anche attraverso le lettere indirizzate a Sara.

Un modo per ricordarla, pensare a lei e infonderle la speranza che dopo la morte c’è una vita fatta di energie – spiega Emanuela – Nel pensare a una persona si muovono energie. Quando queste energie sono collettive, si rende la persona eterna. Noi siamo infiniti, di questo sono sicura. Sara la sento accanto a me ogni giorno. Il pensiero di chi l’ha conosciuta e di chi si è affezionato a lei, tramite le sua storia, potrebbe essere l’inizio perché si inneschi quel pensiero che diventa pura energia. Desideriamo per Sara che rimanga per sempre nel pensiero di tanti, un pensiero positivo. Trasformare quello che è stato il nostro dolore e il nostro calvario e quello che ha dovuto vivere Sara per liberarsi del suo malessere, trasformarsi in un pensiero positivo e ottimista che un domani possa aiutare non solo noi stessi ma anche che possa dar vita a a un cambiamento sociale benefico per tutti”.

Da quel 4 marzo, giorno della scomparsa di Sara, le ricerche per trovare il corpo della giovane donna non si sono più fermate e le indagini, ancora in corso, hanno dato contemporaneamente il via a quello sul clima di presunte vessazioni all’interno all’interno del reparto di ginecologia e ostetricia dell’Ospedale Santa Chiara di Trento. La mattina del 4 marzo Sara spegne il telefono, imbocca con la sua auto la strada dall’appartamento di Cles al Ponte di Mostizzolo, la parcheggia. Scende e percorre a piedi un tratto di strada. I suoi passi si fermano di fronte a un dirupo vertiginoso, sotto cui scorre il torrente Noce. Intorno alle 13, da Forlì, la sorella Emanuela ne segnala la scomparsa alle forze dell’ordine. Le ricerche sono ancora in corso a 12 mesi di distanza. “Sara ha cominciato a sentirsi incapace a causa dei trattamenti e del clima sul posto di lavoro. In poco più di tre mesi si è ammalata. Voleva liberarsi da quel male che l’affliggeva”, sostiene Emanuela Pedri. Della sofferenza vissuta in reparto resta testimonianza nei tanti messaggi scambiati dalla ginecologa con amici e parenti, a cui dice “Sono una morta che cammina. Questa volta non ce la farò”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.