Deve avere avuto una notte agitata la segretaria del Pd che ieri mattina si è svegliata gridando: dimissioni, dimissioni, dimissioni per tutti. Il garantismo, invece, è sprofondato in un lungo sonno in casa Pd ormai da mesi, da anni. Il sonno del giusto processo, dei diritti degli indagati, dei tre gradi di giudizio. Sveglissima invece la vena giustizialista e populista di Elly: “Toti si deve dimettere, è assurdo che non si sia ancora dimesso, non può tenere bloccata l’intera regione. E stiamo ancora aspettando che la presidente del Consiglio firmi un atto dovuto, la sospensione, non ci sono precedenti di attese così lunghe di un atto dovuto”.

Il governatore della Liguria invece lo ha detto chiaro e tondo: io non ho fatto niente e da qui non mi muovo. Se ne sono fatti una ragione persino i magistrati che avevano lasciato intendere: se ti dimetti, ti liberiamo. Niente. Lui non cede. Rimane lì. Se ne farà una ragione anche la segretaria del Pd. Quanto alla Meloni, aveva già detto: “Se come dice lui è innocente, far dimettere un uomo che è stato scelto dai cittadini perché viene accusato di una cosa che è falsa è una mancanza di rispetto verso i cittadini”. Già. “Giovanni Toti è l’unico che può decidere cosa fare in questa situazione – aveva detto ancora la Premier – è l’unico che conosce la verità, lui sa cosa è giusto fare”. Sta a vedere che qua la garantista è Giorgia Meloni? Tutto può succedere, anzi, è già successo perché Giorgia quella sospensione non l’ha firmata e non la firmerà. Giustamente.

Poi a Elly deve essere andato di traverso il caffè e così è stata la volta della ministra del Turismo Daniela Santanché.Dopo il secondo rinvio a giudizio continuiamo a chiedere un passo indietro di una ministra accusata di truffa aggravata ai danni dello Stato”. Volevamo ricordare a Elly che in Italia (sì, siamo in Italia) ci sono tre gradi di giudizio e rinvio a giudizio non vuol dire condanna definitiva. Ma niente, anche la Santanché deve dimettersi. Per la verità qui la Meloni fa compagnia a Elly: “Santanché via del governo solo se rinviata a giudizio”. Però di Giorgia non ci si stupisce, di Elly invece un po’ sì. Proprio lei disse: “Sono garantista come mio nonno”. Agostino Viviani fu un grande avvocato e poi membro laico del Csm. Fece della battaglia per il garantismo la sua ragione di vita. Parlò senza timore di degenerazione del processo penale, perché era convinto che le vittime della “giustizia ingiustizia” fossero tanto vittime come le persone che non ottengono giustizia. Pare che la segretaria del Pd si sia dimenticata dell’album di famiglia. D’altronde mio nonno era milionario. E no, io non lo sono.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.