Alle elezioni europee i socialisti hanno dato, come hanno potuto, il loro contributo agli Stati Uniti d’Europa, e ora riprendono la loro autonomia. Anche perché le due principali forze politiche che costituiscono il Terzo Polo, Azione e Italia Viva, si stanno separatamente leccando le ferite. Non è venuta un’idea che sia una, fra questi partiti, se non quella di convocare congressi anticipati e assemblee costituzionali. In entrambi i partiti c’è’ un deficit politico, manca una visione e si privilegia il leaderismo, senza consenso. L’unica novità è stata la proposta di far fare un passo di lato a Renzi e a Calenda, figurarsi, molto facile a dirsi che a farsi. Non è questo il problema: nessuno caccia nessuno. Dunque, tana libera tutti. Meglio pensare alla propria casa e non guardare in quella degli altri. I socialisti vivono ancora nella diaspora, il cui aggregato diminuisce giorno dopo giorno, dato che nei decenni il Psi non è stato punto di coagulo.

Questo è avvenuto per una serie ragioni tra le quali le divisioni, di sicuro non politiche, dentro il gruppo dirigente attorno a Craxi, oltreché lo schierarsi chi a destra e chi a sinistra. Secondo la vulgata la destra garantista, solo e soltanto Forza Italia, e la sinistra giustizialista i cui socialisti schierati vengono ancora accusati della sindrome di Stoccolma. Nel socialismo italiano ci sono state da sempre due anime: una autonomista e l’altra più unitaria. Una volta si diceva così. Poi con l’avvento di Enrico Berlinguer prima, e dei suoi epigoni poi, il concetto dell’“unità storica” della sinistra è venuta a meno per via della componente cattolica, il cui pensiero di Franco Rodano e la prassi di Tonino Tatò – stretto collaboratore del segretario del Pci – avevano cambiato la pelle unitaria. Su questa via gli ex comunisti e gli ex democristiani di sinistra, senza grandi dibattiti, hanno fatto una fusione a freddo facendo sorgere il Partito democratico che ora è alle prese con una politica “alla Schlein” di piazza, senza idee e pratica parlamentare riformista.

Il Psi di Craxi veniva travolto dal circo mediatico giudiziario, e quel che restava di quel partito era un surrogato politico ed elettorale di quello storico. Bisogna dire grazie ai gruppi dirigenti che hanno tenuto in vita con la flebo il Psi, ma ora occorre una radicale discontinuità. E la damnatio memoriae che veniva usata come una clava contro i socialisti, grazie a Giacomo Matteotti, è scomparsa del tutto. Fatto sta che Matteotti, dopo i 100 anni dal suo assassinio mussoliano, ha riscattato dall’ignominia i socialisti. Per di più le verità nascoste stanno venendo fuori e stanno dando ragione ai socialisti quando denunziavano che era in atto un golpe bianco. Adesso possono pensare a ricostruire e a rilanciare il socialismo riformista gradualista, tentare di rientrare nelle istituzioni ed avere delle rappresentanze elettive. Ancora una volta siamo al “Primum vivere”, avendo però il coraggio e la forza di affrontare una traversata nel deserto, consapevoli che avremo davanti un vento che soffierà contro.