Questi ultimi giorni sono stati da cardiopalma per San Francisco. Prima il vertice dell’APEC. L’incontro tra i due presidenti di America e Cina non ha impedito a Biden di inciampare su un’altra gaffe (che ha fatto innervosire perfino Blinken), ma è riuscito a cambiare il volto del downtown di San Francisco. Complici la pandemia che aveva svuotato il centro dai lavoratori, e l’idea di una città straordinariamente attenta al sociale, che lo aveva riempito di senzatetto, Union Square e zone limitrofe si erano ridotte a una successione di baracche di cartone e di tende, con tombini pieni di siringhe e centinaia di residenti in stato di assoluta indigenza. Con il summit, in una settimana, tutto è cambiato. Al posto degli enormi accampamenti di senzatetto, e dei mercati di Fentanyl a cielo aperto, sono sorti un parco da skateboard e aiole di verde. Al downtown è stato conferito un assetto nuovo e che non aveva da anni. L’idea era quella di fare di San Francisco l’epitome di una America come società ricca e sicura. Un bel messaggio da dare alla Cina.

Se questa è stata una operazione di temporanea cosmesi (a cui noi italiani siamo ben abituati, specie quando si avvicinano gli appuntamenti elettorali), il boom legato all’Intelligenza Artificiale è sembrato garantire una ripresa stabile alla città. Il fatto stesso che Google, Meta e OpenAI abbiano messo i quartieri generali delle loro startup di Intelligenza Artificiale proprio a San Francisco ha determinato un ripopolamento dei grandi grattacieli che erano stati svuotati dall’esodo en masse delle tech companies che, da anni, preferiscono il Texas alla Silicon Valley. Invece, proprio quando tutto sembrava andare per il meglio, per San Francisco si preparava un altro cambiamento, uno scossone, quello legato ai vertici di OpenAI, cioè di ChatGPT.

Giovedì scorso il sindaco London Breed è salito sul palco dell’APEC e ha presentato l’allora CEO di OpenAI, Sam Altman, dicendo che in città stava per schiudersi la “primavera di un altro boom innovativo”. In quella circostanza non avrebbe potuto certo immaginare ciò che sarebbe successo a partire dal giorno dopo. Altman licenziato, un nuovo CEO ad interim, una mezza rivoluzione dentro a OpenAI (con 700 dipendenti su 770 a minacciare le dimissioni), la riassunzione di Altman in un altro ruolo da parte di Microsoft (che è il più grosso investitore in OpenAI), e infine l’annuncio della riassunzione di Altman al suo posto, e un consiglio di amministrazione quasi del tutto rinnovato per OpenAI. I nuovi membri sono Bret Taylor, ex dirigente di Facebook ed ex co-amministratore delegato di Salesforce; Lawrence Summers, ex segretario al Tesoro; e Adam D’Angelo, il CEO di Quora, e l’unico membro del consiglio precedente che si è salvato. Quello che è veramente successo e il perché non si saprà mai fino in fondo. Ma tutto è tornato nella norma a San Francisco. I senzatetto sono di nuovo nelle baraccopoli del centro, e al netto di altri scossoni, anche la questione dentro a OpenAI sembra essersi rimessa a posto con modi e tempi che sono concepibili solo in quella straordinaria e anche un po’ contraddittoria parte del mondo. Tutto rientrato. E giusto in tempo per festeggiare il Thanksgiving.