Riccardo Monti – già alla guida di Italferr e di Ice – ha Napoli nel sangue: in casa sua le maglie azzurre e le ceramiche di Capodimonte fanno capire subito dove batte il cuore. La sua scommessa è adesso quella di dare a Napoli le idee e la forza necessarie per uscire dal tunnel in cui Luigi de Magistris l’ha cacciata. Lunedì il manager lancerà la sua associazione Sud, perché no? che – ci dice Monti – «non è solo un libro, è una sfida per il futuro, è l’avvio di un percorso che propone a tutti noi di giocare e vincere una sfida che, ormai da troppo tempo, non trova risposte adeguate».
Cosa sarà la nuova associazione che nasce?
«L’associazione che nascerà il prossimo 17 maggio intende sperimentare, promuovere e consolidare nuove formule di partecipazione e nuovi linguaggi, ma vuole soprattutto costruire proposte credibili e concrete per il rilancio del Sud».
Partendo da dove?
«Innanzitutto dalla formazione, dalle conoscenze e dalla competenza, smontando luoghi comuni e vincendo antiche sacche di resistenza ai cambiamenti».
La situazione del Mezzogiorno rimane penalizzata.
«Non esiste al mondo una nazione che abbia diseguaglianze territoriali così marcate, una legislazione ipertrofica costruita per aumentarle».
Ma nel concreto cosa farete?
«Sud, perché no? sarà una sentinella sui numeri, sarà un osservatorio privilegiato dei trends, stimolo per le istituzioni e il legislatore affinché i processi normativi siamo ispirati ai principi dell’uguaglianza fra i cittadini, vero motore di reali processi competitivi. L’associazione vuole soprattutto essere fucina di idee, un think tank delle competenze e dei saperi, un luogo dove riconoscere e far crescere le eccellenze del Sud per il Mezzogiorno».
Su quali temi vi focalizzate?
«Sud, perché no? lavorerà per costruire percorsi e opportunità per il Mezzogiorno delle tecnologie aerospaziali, della cultura, dell’agribusiness, del turismo che cresce, della ricerca scientifica, dei pochi casi di rigenerazione urbana, della mobilità sostenibile».
Dopo l’associazione, ci sarà la politica?
«Napoli deve rimettersi in moto. Bisogna ritrovare l’operosità dei napoletani, tornare a sollecitare la produttività con le politiche attive. La mia anima imprenditoriale è a disposizione della città, il mio impegno c’è. Può diventare politico o rimanere imprenditoriale. Quello che dobbiamo fare è sollecitare il Sud del fare, portare intelligenze ed energie nuove in città».
Ma Sud, perché no? avrà una collocazione politica?
«Sarà il luogo del dibattito che costruisce una società che unisce e non divide, che ragiona senza urlare. Nascerà dal fermento della cultura liberale, riformista ed europeista e sarà il punto di incontro dei giovani e dell’esperienza e dell’impresa e delle professioni».E lei personalmente come si definisce?
«Un imprenditore che ha spirito di servizio e si mette a disposizione della città per la sua più grande scommessa sul futuro. Politicamente di centro, pronto a dare una mano».

Gaetano Manfredi potrebbe mettere insieme Movimento Cinque Stelle e Partito democratico. Darebbe una mano anche a lui?
«Per fare il sindaco, diceva Rutelli, ci vuole una squadra di cento persone. Io mi ispiro a Rutelli e mi metto a disposizione anche di Manfredi».
E Catello Maresca?
«Fare il magistrato è un’altra cosa, i ruoli non vanno confusi».
Le priorità dell’azione amministrativa?
«Tornare alla normalità, a una città che funzioni finalmente come merita. Garantire sicurezza, manutenzione, lavoro. Ripristinare un sistema di trasporto degno di una delle più grandi città d’Europa».
La legalità e la sicurezza sono altre priorità?
«Senza ideologismi, più lavoro si crea, meno illegalità rimane. Se le aziende ricominciano ad assumere e la scuola ricomincia a formare, togliamo i ragazzi dalle strade definitivamente. Tornare a fare impresa significa rimettere Napoli sui binari giusti. E a me interessano gli investimenti a lungo termine, fatti con strategia e sul lungo periodo».
Come direbbe Draghi…
«Ecco, servirebbe un Draghi anche per Napoli».
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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.