Alessio Spaziano “non è un assassino, è stato un drammatico incidente”. Parla così Denise Angelone, la compagna del camionista 26enne originario di Dragoni (Caserta) attualmente agli arresti domiciliari per aver investito e ucciso il sindacalista dei Cobas Adil Belakhdim a Biandrate (Novara), all’ingresso del centro distribuzione Lidl.

Una doppia tragedia secondo la giovane donna, madre di due figlie (Aurora, 4 anni, e Sole, un anno a settembre), che si è trasferita momentaneamente a casa della madre a Baia e Latina, sempre nel Casertano. In paese l’unico argomento di discussione è proprio Alessio, “un giovane volenteroso che si spacca la schiena sul camion per sfamare la famiglia”, dice chi lo conosce a La Stampa.

Al quotidiano di Torino Denise sottolinea che “io e i miei genitori non facciamo che pensare a lui (al sindacalista Adil, ndr) e alla sua famiglia. È un’angoscia che non conosce pace”. Per la giovane madre “è come fosse morto un mio parente tanto è il dolore, tanta è la disperazione per quello che è successo”.

Quanto al compagno, la donna non crede nell’intenzionalità del gesto di Alessio: “Mai avrebbe voluto uccidere quell’uomo. Si è trattato di una disgrazia, di una sciagura che si è abbattuta su due famiglie, la nostra e quella di quel poveretto”.

Denise difende il compagno ricordandolo come un “grande lavoratore, ha fatto tanti lavori. Anche lavori umili, perché quello che gli interessava era solo guadagnare onestamente lo stipendio. Una vita di sacrifici per guadagnarsi il pane e mantenere le nostre due bambine”.

LA SCARCERAZIONE E LA TESI DELLA DIFESA – Ieri Spaziano era uscito dal carcere con la decisione del gip al dell’udienza di convalida che si era tenuta nel carcere di Novara. “Nel dare la sua piena disponibilità, ha ricostruito i contorni di una vicenda drammatica, che ha colpito diverse persone: si tratta di una vicenda triste ma è stato un incidente”, aveva spiegato l’avvocato Gabriele De Juliis, legale di Spaziano.

Le accuse nei confronti del 26enne della provincia di Caserta, originario di Dragoni ma residente a Baia e Latina, sono omicidio stradale, omissione di soccorso e resistenza a pubblico ufficiale. Quest’ultima accusa si riferisce in particolare al tentato messo in atto da un agente della Digos della Questura di Novara di fermare il camionista, appoggiando il proprio distintivo sul parabrezza del camion e intimando l’alt.

L’avvocato De Juliis aveva riferito al Corriere che il suo assistito “non si è accorto di aver ucciso il sindacalista. È scappato solo per paura di essere linciato. Ha detto di non essersi nemmeno accorto di avere una persona dietro l’autoarticolato. Con molta probabilità ha fatto una manovra azzardata, ma del tutto inconsapevole. E soprattutto senza volontà di compierla. Poi è fuggito per paura. Sapeva che scegliendo di forzare il posto di blocco avrebbe rischiato di essere picchiato dai manifestanti”.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.