Rinvio a giudizio per Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale considerato il quinto uomo della strage del due agosto 1980 alla stazione di Bologna. A prendere la decisione questa mattina il giudice dell’udienza preliminare Alberto Gamberini, che ha preso lo stesso provvedimento anche per l’ex carabiniere Piergiorgio Segatel, per depistaggio, e Domenico Catracchia, amministratore di condominio di immobili in via Gradoli a Roma per false informazioni al pm al fine di sviare le indagini. Il processo inizierà il 16 aprile.

A richiedere il rinvio a giudizio era stata la Procura generale di Bologna, rappresentata dall’avvocato generale Alberto Candi e dai sostituti pg Nicola Proto e Umberto Palma, che aveva avocato a sé l’inchiesta sui mandanti.

A spiegare la decisione è Andrea Speranzoni, avvocato dell’Associazione familiari delle vittime del due agosto: “Al rinvio a giudizio si è arrivati dopo due anni di indagini della Procura generale di Bologna che aveva avocato a sé le indagini a seguito dell’opposizione della richiesta di archiviazione che le parti civili avevano fatto nel 2017″. “L’avocazione – prosegue Speranzoni appena uscito dal tribunale – ha fatto ripartire le indagini e dopo due anni e mezzo è arrivato il rinvio a giudizio. Oggi un giudice ha ritenuto tutte le prove raccolte idonee e solide a sostenere l’accusa in giudizio”.

Quanto agli altri imputati, Catracchia è accusato di aver fornito false informazioni al pubblico ministero durante un’indagine per fatti di Strage e terrorismo, con particolare riferimento ai covi di via Gradoli 96 nella stessa palazzina dove, nel 1978, fu ospitata la direzione strategica delle Brigate Rosse durante il sequestro Moro. “In via Gradoli, nell’ottobre del 1981, ci fu anche un covo dei Nar di Cavallini”, ha sottolineato infatti Speranzoni.

Quanto alla difesa di Bellini, la “Primula nera” si è vista respingere dal Gup la disposizione di una nuova perizia sul filmato amatoriale girato la mattina della Strage: il legale Manfredo Fiormonti sosteneva invece che in quel filmato non appariva l’imputato, come testimonierebbe anche una foto agli atti, dove si evidenziava una cicatrice sul volto di Bellini che non appariva invece nel girato. “La perizia è stata comunque reputata decisiva allo stato degli atti e nel dibattimento ne riparleremo. Vediamo, tra le varie richieste certamente la riproporremo”, ha spiegato l’avvocato.

Secondo l’accusa dunque Bellini avrebbe concorso alla strage del 2 agosto 1980, costata la vita a 85 persone: per i fatti di Bologna sono stati condannati in via definitiva gli ex Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, mentre per Gilberto Cavallini è arrivato l’ergastolo in primo grado.

 

Redazione

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