Politica
Terzo mandato e tasse: Lega e Forza Italia avvertono FdI. Ma alle Regionali non trovano spazio le logiche romane
Oggi il consiglio federale del Carroccio, una spina per i Meloniani. Gli azzurri chiedono la riduzione del carico fiscale per il ceto medio

L’obiettivo è quello del 20% per Forza Italia, ma l’asticella fissata da Antonio Tajani alla direzione del partito guarda alle prossime elezioni politiche. Gli azzurri vogliono arrivare in piena forma, rivendicando il ruolo di “stabilità che FI garantisce alla coalizione”. Sulle riforme avverte che si andrà fino in fondo, con lo scopo di “depoliticizzare il Csm” e di realizzare la separazione delle carriere. La strategia politica è di lungo periodo, e fino a ora è una scommessa che sta ripagando Tajani. Ma la direzione azzurra si inserisce di diritto anche nel dibattito politico con una proposta di legge costituzionale sullo “status” di Roma, una battaglia che – avvisa il segretario – “per noi è una priorità, da portare avanti insieme al premierato”. L’idea è quella di ampliare i poteri amministrativi della Capitale sul modello di Washington DC, che con il District of Columbia Home Rule Act del 1973 assunse l’attuale struttura amministrativa, chiudendo vari esperimenti partiti fin dal 1801.
La riduzione del carico fiscale
Ovviamente la direzione del partito è stata anche l’occasione per confermare l’impegno per una forte riduzione del carico fiscale sulla classe media (quella che un tempo si sarebbe definita la borghesia produttiva), rimasta fuori dalle ultime rimodulazioni volute dal governo, che però ha confermato di aver proceduto – in base alle possibilità di cassa – seguendo un ordine crescente e partendo proprio dai ceti più deboli. Per Forza Italia si tratta anche di un’iniziativa volta a rivendicare un posizionamento politico tra quei ceti che negli ultimi anni hanno preferito prima la Lega e poi Fratelli d’Italia.
Oggi si riunisce la Lega
E oggi si riunisce il consiglio federale del Carroccio. All’ordine del giorno ci sono le elezioni regionali. Il partito di via Bellerio deve esplicitare le proprie richieste anche sul tema del terzo mandato, su cui il consenso è trasversale ma su cui Fratelli d’Italia sembra non voler cedere. Il Veneto è la priorità per la Lega, e queste regionali lo sono per tutto il centrodestra. 6 Regioni in cui si scriverà una pagina determinante sul futuro politico del paese. Regioni nelle quali la coalizione guidata da Giorgia Meloni potrebbe – il condizionale è d’obbligo – sferrare un colpo alle speranze e aspirazioni del centrosinistra, soprattutto se il mai definito “campo largo” dovesse dividersi in alcuni territori. Il caso Campania è emblematico e rischia di tramutarsi in un vero e proprio supplizio per il Partito democratico, tra De Luca che insiste e Fico – spinto da Conte – che aspira alla candidatura.
Il ruolo delle regionali
Le elezioni regionali – come il centrodestra ha avuto modo di capire in passato – sono materia delicatissima, in cui le logiche romane non trovano spazio e cedono il passo alle dinamiche locali e agli equilibri territoriali. Equilibri che, se forzati o terremotati con decisioni imposte da Roma, possono saltare e costare la vittoria. Maneggiare con cautela dovrebbe essere lo slogan appuntato sui tavoli del centrodestra nelle prossime settimane: scelte affrettate e possibili screzi rischiano di non essere compresi dalla base di un elettorato che, in fondo, è granitico e unitario e non contempla divisioni e tatticismi. Le scelte dovranno essere nette, limpide e condivise, perché un bilancio positivo in queste regionali sarà un biglietto da visita importante per le prossime elezioni politiche. Un investimento sul lungo periodo che vale per tutto il centrodestra.
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