Tra Carlo Calenda e Matteo Renzi siamo al divorzio. A sancirlo sembrano essere le parole al vetriolo da parte del leader di Azione che, dopo il Comitato politico del Terzo Polo tenuto nel tardo pomeriggio di mercoledì, pare mettere la parola fine ai rapporti con Italia Viva e col suo numero uno Renzi.

Colpa, secondo Calenda, del documento presentato ieri dai calendiani sul percorso da attuare per arrivare al partito unico dei riformisti su cui “non è stato trovato un accordo”. Ma i colpi più duri il leader di Azione li assesta stamattina: “Matteo Renzi queste volgarità nascondono un nervosismo esagerato. Semplicemente hai provato a darci una fregatura e sei stato rispedito al mittente. Questa volta lo #staisereno non ha funzionato. Fine”, scrive sui social in risposta ad un articolo di retroscena de La Stampa in cui si riferivano le parole di Renzi su “Calenda pazzo, ha sbagliato pillole”.

Dal canto suo Renzi ostenta pubblicamente un atteggiamento serafico: “In queste ore ci sono polemiche inspiegabili dentro il Terzo Polo. Ne sono molto dispiaciuto anche perché non vedo un motivo politico per la rottura. Eviterei di inseguire le polemiche e i retroscena. Andrei al sodo”, scrive a sua volta su Twitter l’ex premier. “Ieri Azione ha presentato un documento, a noi va bene con piccole modifiche assolutamente accettabili. Le abbiamo pubblicate: i vecchi partiti si sciolgono con l’elezione del Segretario nazionale del partito unico. Se Calenda ci sta, noi firmiamo. Se Calenda ha cambiato idea, lo rispettiamo e ne prendiamo atto”, prosegue il messaggio via social. Che non tralascia di specificare: “Quanto alla Leopolda: chi conosce quell’esperienza sa che è un momento bello di confronto politico tra generazioni e storie diverse. È un momento in cui tante persone si avvicinano alla politica. Dire che non può essere più fatta la Leopolda non ha senso. La facciamo con migliaia di volontari dal 2010, non vedo perché dovremmo smettere di farla oggi in un momento in cui la politica va difesa dai populismi e dai sovranismi. Il mio è un appello finale: basta polemiche, rimettiamoci al lavoro tutti insieme. Noi ci siamo, consapevoli della responsabilità verso tanta gente che ci chiede di tornare a sognare, non di volare rasoterra”.

A stretto giro però arriva l’ennesima replica da parte di Calenda, che vuole avere l’ultima parola sulla questione. “Ieri Italia Viva ha confermato di voler deliberare lo scioglimento (con effetto 2024) solo dopo aver saputo il vincitore del congresso e di voler continuare a fare politica attraverso IV almeno per tutto il ’24. Idem sul prendere impegni economici concreti vs nuovo partito”, scrive Calenda su Twitter. “Noi invece eravamo pronti a prendere subito impegno su scioglimento e a girare tutte le risorse per fare la campagna delle europee. Abbiamo preso impegno con gli elettori di fare un partito unico, non una scatola vuota aggiuntiva”. E ancora: “Nella proposta presentata vi erano (come in quella prima) tutti gli elementi di democrazia e contendibilità. Del resto a differenza di IV Azione ha fatto tutti i congressi comunali, provinciali, regionali, nazionali. Infine abbiamo preteso che vi fosse una clausola che riprendesse quella etica del parlamento europeo sui conflitti di interesse. Questo è quanto. Il resto sono armi di distrazione di massa”, conclude il leader di Azione.

 

A mettere quella che pare la pietra tombale sul progetto del partito unico è poi ancora una volta Calenda. Dopo essere stati in mattinata entrambi in aula, al Senato, per il voto sul decreto Pnrr, il leader di Azione lasciando il palazzo viene braccato da ‘Striscia la notizia’: “La riunione di oggi non si fa, non c’è il clima giusto. Non ho parlato con Renzi in aula, non c’è stato modo che c’erano voti serrati. In ogni caso il progetto del partito unico è definitivamente morto. Andremo avanti con due partiti e, se ricomporremo il clima, ci alleeremo dove sarà possibile“. Quanto a Renzi, “lui non viene alle riunioni. Non ci ho parlato, perché lui parla solo con Obama e Clinton“.

Dichiarazioni che colgono di sorpresa Italia Viva, che a stretto giro replica al leader di Azione in uno scontro ormai social. “Interrompere il percorso verso il partito unico è una scelta unilaterale di Carlo Calenda. Pensiamo che sia un clamoroso autogol ma rispettiamo le decisioni di Azione. Gli argomenti utilizzati appaiono alibi. Italia Viva è pronta a sciogliersi come Azione il 30 ottobre, dopo un congresso libero e democratico. Sulle risorse Italia Viva ha trasferito fino ad oggi quasi un milione e mezzo di euro al team pubblicitario di Carlo Calenda ed è pronta a concorrere per la metà delle spese necessarie alla fase congressuale e a trasferire le risorse dal momento della nascita del partito unico. Leopolda, Riformista, retroscene, veline, presunti conflitto di interesse sono solo tentativi di alimentare una polemica cui non daremo seguito. La costruzione di una proposta alternativa a populisti e sovranisti è da oggi più difficile ma più urgente. Nei prossimi mesi noi rispetteremo gli amici di Azione cercando ogni forma di collaborazione senza rispondere alle polemiche di alcuni dei loro dirigenti“, scrive il partito di Renzi su Twitter.

E a “chiudere” la giornata è ancora una volta Calenda, che questa volta risponde agli (ex?) amici e quasi compagni di partito di Italia Viva con un video diffuso sui suoi social in cui spiega i motivi della rottura con i renziani. “Dopo le elezioni si è capito abbastanza chiaramente che Renzi non voleva fare il partito unico prima delle Europee”, spiega il leader di Azione, che aggiunge poi come il momento in cui la cosa è stata chiara stata è quando Renzi è diventato plenipotenziario, sostituendo Ettore Rosato.

Renzi ha poi ceduto sul fatto di discutere del partito unico. Ma è sempre stato indisponibile a sciogliere Italia Viva e a prendere un impegno economico in vista delle Europee perché, hanno detto, Renzi deve fare attività politica con Italia Viva”. Azione andrà avanti, “mettendo in discussione tutto”, spiega ancora Calenda nel breve video,  ma“avremmo voluto farlo con loro”. Il leader di Azione nega anche sia stata una “lite di personalità, è una lite sulle cose politiche. In queste settimane sono stato anche riempito di insulti, non ho risposto ma c’è un problema di fiducia reciproca visto che rimangono i gruppi parlamentari comuni”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia