Canta il Torino Film Festival. L’anno scorso gli era toccato farlo sotto la doccia, costretto in casa e allo streaming dalle regole anti Covid. Da oggi si riprende i suoi spazi, con l’edizione 39 da condividere in presenza e in allegria, sotto la Mole e nelle immediate vicinanze. Con la consapevolezza che, insieme alla Berlinale, fra le storiche kermesse di cinema europee, quella sabauda è la meglio radicata in città e la più in simbiosi con la sua cittadinanza. I giovani in particolare, da sempre in prima fila. E in testa alla code, pronte a riformarsi, fuori dalle sale.

Per vedere cosa? Un programma al solito articolatissimo, ricco di spunti, novità, omaggi, spericolati viaggi fra i generi. La selezione del direttore Stefano Francia di Celle, senza paura spazia. Dal cartone animato al dramma politico, da Hollywood all’Africa. Molta fortuna alle dodici opere prime e seconde del concorso internazionale. Il giro del mondo è quasi completo. Con tanta Europa, pochi Stati Uniti e una rappresentanza del Far East che mancava ad esempio all’ultima, bellissima, Mostra di Venezia. C’è il sudcoreano Aloners con venature thriller e The Day is Over, un “diventare grandi” al femminile, nella Cina rurale. Soltanto un italiano: Il muto di Gallura di Matteo Fresi, simil western nella Sardegna del XIX secolo.

Sarà un festival sensoriale. Capace di inumidire il ciglio (Cry Macho, l’ultimo Clint Eastwood), stimolare la capacità di riflessione e giudizio (Trafficante di Virus di Costanza Quatriglio, con Anna Foglietta, ispirato alla vicenda della virologa Ilaria Capua) e allenare la voce. C’è Aline il biopic canadese su Céline Dion e, soprattutto, il film d’apertura. Il canterino Sing 2, sequel animato e animalier su cui Universal punta molto (uscita natalizia il 23 dicembre), avrà domani la sua passerella torinese con il regista Garth Jennings e i doppiatori della versione italiana. Fra loro Zucchero, efficace sotto la criniera di un leone cantautore, provato dalla vita. Nella versione originale, il ruolo è dell’amico Bono Vox.