L’Espresso colpisce ancora. Il settimanale diretto da Marco Damilano ha messo nel mirino Roberto Burioni, il virologo del San Raffaele di Milano finito al centro di una inchiesta del giornale per le consulenze ottenute da varie aziende, da Ferrari a Tim, da Gucci a Marelli.

Un trattamento giornalistico già noto, perché a esserne vittima fu anni fa la collega virologa Ilaria Capua, ‘vittima’ dell’inchiesta del settimanale “Trafficanti di virus” (datata aprile 2014), riferita ad una indagine della Procura di Roma che finirà con l’assoluzione della scienziata su un presunto traffico di vaccini. Capua quindi denunciò l’Espresso, ma il tribunale di Velletri decise di rigettare le accuse della virologa, archiviando la posizione del giornalista Lirio Abbate, vicedirettore del settimanale e autore dell’articolo.

Ora è Burioni è finito nell’occhio del ciclone per delle consulenze concesse senza infrangere nessuna legge o codice deontologico. In una intervista al Corriere della Sera, Burioni replica alle polemiche e annuncia anche il suo addio alla tv. “In generale in questi anni mi hanno ferito più gli attacchi di quelli che la pensano come me che quelli dei complottisti. Sulle consulenze dico una cosa semplice: chi dovrebbe aiutare la ripartenza di un Paese se non un esperto di queste questioni? Se la Ferrari mi chiede un aiuto, dovrei dire di no? Io ritengo che sia un dovere dare una mano. E un professionista va pagato, perché altrimenti si tratta di sfruttamento. Mi hanno accusato di speculare sulla pandemia persino quando è uscito il mio ultimo libro, Virus, anche se tutti sapevano che i proventi sarebbero andati alla ricerca”.

Solidarietà nei suoi confronti è arrivata proprio da Ilaria Capua, che su Twitter si è espressa a favore del virologo: “Non è con il fango che si migliora il paese in questa situazione drammatica”, ha scritto la Capua con un hashstag molto chiaro sulla sua posizione nella vicenda, #EBastaFango.

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