Violenze in carcere a Santa Maria Capua Vetere. La Corte di Cassazione scrive un’altra pagina del capitolo giudiziario sul grande scandalo che ha travolto il mondo penitenziario. Tortura, lesioni, falso. Il carico di reati piombato addosso ai 120 indagati, tra agenti (la maggioranza degli indagati) e funzionari dell’amministrazione penitenziaria, è schiacciante. Per tutti. Per chi è finito al centro dell’indagine coordinata dalla Procura sammaritana e per chi è vittima della barbarie che secondo le accuse avvenne all’interno di uno dei reparti del grande carcere casertano. Il filone principale dell’inchiesta, dal 9 settembre scorso, è chiuso, vuol dire che sono stati notificati gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari e che si attendono le decisioni della Procura in merito a eventuali richieste di rinvio a giudizio. Poi c’è un altro filone investigativo che prosegue per individuare il centinaio di agenti, o comunque di presunti responsabili delle violenze avvenute in carcere il 6 aprile 2020 che non sono stati identificati. La novità giudiziaria arrivata ieri dalla Suprema Corte è in un certo senso legata proprio alla conclusione delle indagini preliminari comunicata dalla Procura un paio di mesi fa. Alcuni degli agenti indagati avevano chiesto la revoca delle misure cautelari ritenendo che non ci fossero più motivi per sostenere le esigenze di una misura restrittiva come gli arresti domiciliari. I giudici della Cassazione hanno respinto i ricorsi degli indagati.

In attesa del deposito delle motivazioni sembra comunque facile immaginare che le ragioni alla base di questa pronuncia siano legate alla gravità del quadro accusatorio. Resteranno dunque ai domiciliari Gaetano Manganelli, che il 6 aprile 2020 era il comandante degli agenti della polizia penitenziaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere (successivamente è stato trasferito), l’agente Angelo Iadicicco e il sovrintendente della Penitenziaria Salvatore Mezzarano, che appena qualche giorno fa era passato dal carcere ai domiciliari. Arresti in casa confermati anche per gli agenti Raffaele Piccolo, Rosario Merola, Oreste Salerno, Fabio Ascione. Gli avvocati del collegio di difesa (tra gli altri, i penalisti Giuseppe Stellato, Angelo Raucci, Mariano Omarto, Michele Spina) hanno insistito sulla mancanza di esigenze cautelari, ritenendo non più attuali le motivazioni per sostenere un eventuale pericolo di reiterazione del reato e quindi l’esigenza di una misura cautelare. «Ma tale esigenza – spiega l’avvocato Michele Spinanon sussiste già da prima che gli agenti venissero arrestati, visto che per oltre un anno, dal 6 aprile 2020, sono rimasti a lavorare in carcere a tu per tu con i detenuti senza che succedesse nulla, con la Procura che indagava ma che non ha mai ravvisato alcun rischio».

Le accuse al cuore dell’inchiesta sono pesanti, gravi. Le violenze subìte dai detenuti del reparto Nilo sono state descritte dalle immagini catturate dal circuito di sorveglianza interno al carcere e sono state un pugno nello stomaco di chiunque le abbia viste. Saranno tra le prove centrali che si porteranno al processo che nascerà da questa inchiesta. Perché è scontato che un processo ci sarà sui drammatici fatti di Santa Maria Capua Vetere. Nel frattempo qualcuno degli indagati, dopo aver ricevuto l’avviso di chiusura indagini a settembre scorso, ha deciso di collaborare, mentre il Riesame di Napoli è ancora impegnato a valutare i ricorsi degli indagati raggiunti dalla misura interdittiva della sospensione dal lavoro. E c’è già chi, fra gli agenti sospesi, a breve tornerà in servizio, forse proprio di nuovo nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Intanto i detenuti picchiati, un centinaio circa, sono stati in larga parte trasferiti nei mesi scorsi e continuano a vivere portando addosso i segni delle ferite e la tensione del ricordo di quei tragici momenti. Fu tutto concentrato in quattro ore, nel tardo pomeriggio del 6 aprile 2020. Orribile mattanza, l’hanno definita gli inquirenti.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).