“En mi casa mando yo” è la celebre frase attribuita dalla cronaca mondana spagnola e dai circoli di Corte alla Regina Letizia di Spagna, allora principessa delle Asturie e fresca sposa del principe ereditario Felipe, e indirizzata alle due infanti cognate, troppo ingombranti. Una dichiarazione che sembra si adatti perfettamente ad Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, che delle iniziative leghiste sembra non poterne più. La telefonata (annunciata a megafoni social spiegati) tra JD Vance e Matteo Salvini è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, o perlomeno che ha spinto il segretario azzurro – dotato di un certo aplomb difficilmente scalfibile – a voler puntualizzare che “la politica estera la fanno il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri”. E dunque non quello delle Infrastrutture e dei Trasporti. Anche Palazzo Chigi – da quello che si apprende – non avrebbe gradito il colloquio con il vicepresidente statunitense, ma il ruolo sia istituzionale che politico di Giorgia Meloni è quello di ricucire gli eventuali strappi e mantenere coesa la coalizione.

La frecciata

In realtà lo scontro tra Forza Italia e Lega è stato causato non tanto dalla rivendicazione del titolare della Farnesina, ma dal botta e risposta con il leghista Claudio Durigon, secondo cui “Tajani è in una posizione un po’ difficile, credo che sia utile se si facesse aiutare”. Repentina è arrivata la replica del ministro degli Esteri, che ha parlato di “un partito di quaquaraquà”, che come tale “parla e dice senza studiare e riflettere”, aggiungendo che “i partiti quaquaraquà sono partiti populisti”. Una frase che è stata subito interpretata come una frecciata da Susanna Ceccardi, volto europeo e combattivo del Carroccio: “Quelle di Tajani sono affermazioni irricevibili. Salvini ha chiamato il suo omologo Vance, il vicepremier ha anche un ruolo politico; è segretario di uno dei più importanti partiti, ha il diritto, ma anche il dovere, di intrattenere i rapporti con il più grande partito conservatore del mondo”.

Il gossip di Elly

La frizione interna alla maggioranza ha risvegliato dal torpore Elly Schlein, che – silente su tutto ciò che conti realmente (riarmo, Ucraina, Nato) – sembra essere attratta dal gossip politico, spingendosi ad affermare che “in qualsiasi Paese questo avrebbe già aperto una crisi di governo, è chiaro che il governo non sta più in piedi”. Dalle parole della segretaria dem è facilmente intuibile che la politica estera non è tra i suoi interessi, ma questo lo si era capito da tempo. Alla fine a gettare acqua sul fuoco per annullare ogni ipotesi di vertice di maggioranza è stato lo stesso Salvini: ribadendo che “con Tajani abbiamo rapporti splendidi”, ha voluto minimizzare lo scontro con un secco “leggo i giornali e sorrido”. Non ci sono dubbi sul fatto che il derby tra i due partiti sia dovuto al netto sorpasso azzurro nei sondaggi e alla voglia del Carroccio di recuperare terreno nella sua base tradizionale. Certo, ci sono anche le note diverse sfumature in campo internazionale, ma questo – al di là delle fantasie di Schlein – ad oggi non rappresenta né una minaccia né un rischio per l’esecutivo.

Avatar photo

Nato nel 1994, esattamente il 7 ottobre giorno della Battaglia di Lepanto, Calabrese. Allievo non frequentante - per ragioni anagrafiche - di Ansaldo e Longanesi, amo la politica e mi piace raccontarla. Conservatore per vocazione. Direttore di Nazione Futura dal settembre 2022. Fumatore per virtù - non per vizio - di sigari, ho solo un mito John Wayne.