Bisogna spingere sulle energie rinnovabili
Transizione energetica, con questa burocrazia non ci sarà sviluppo
Il processo di transizione energetica ha nelle rinnovabili e nel loro sviluppo il driver più importante di cui poter disporre. Il Mezzogiorno è individuato anche dal Rapporto Svimez come l’ambito territoriale che per tutta una serie di importanti prerogative può accogliere importanti investimenti essenziali per il passo decisivo verso la sfida del futuro energetico del Paese. L’Italia in Europa è ai primi posti per produzione e consumo di energia rinnovabile. L’ultimo ventennio ha visto passare il peso dell’energia verde sulla produzione complessiva dal dal 18,5% al 41,2%.
Su un totale di 115.847 GWh prodotti nel 2019 dalle FER, il 33,5% è riconducibile al Mezzogiorno che è stato dunque protagonista in questa importante crescita. Passi importanti dunque ma in periodo molto lungo, dove ha pesato anche l’iniziale scarsa attenzione per lo sviluppo tecnologico di impianti e soluzioni. Se il focus tuttavia si stringe agli ultimi anni, emerge un grave rallentamento dovuto ad una burocrazia che non sembra favorire investimenti importanti che potrebbero cambiare il futuro competitivo del sistema Italia. Le criticità sono state perfettamente individuate da Svimez: si va da una frammentazione eccessiva dei centri decisionali alla presenza di disomogeneità di interpretazione normativa da parte dei referenti territoriali della PA. L’Unione Europea ha ben percepito questa criticità emanando la Direttiva Red II che viene recepita dal nostro ordinamento con il D.Lg.s 199/2021.
D’altro canto il raggiungimento degli obiettivi previsti dal PNIEC al 2030 richiede nuovi investimenti negli impianti rinnovabili, in particolare eolico e fotovoltaico. Il Rapporto Svimez individua in ben 82 miliardi di euro gli investimenti teoricamente necessari per la creazione di nuovi impianti da FER di cui più della metà localizzati al Sud. In termini macroeconomici significa che per ogni euro di investimento se ne creerebbero 1,8 nell’intero sistema economico con un effetto di leva finanziaria determinante anche in termini di nuova occupazione stimata intorno alle centocinquaseimila unità. La generazione di nuova economia dalle rinnovabili e della conseguente occupazione è molto di più di un’occasione concreta.
Immaginare una sorta di parziale autonomia energetica del nostro Paese significa porre le condizioni essenziali per una competitività che si base sempre di più sulla costo energetico e sul suo impatto ambientale. La posizione strategica del nostro Paese, la particolare conformazione anche geografica (una penisola stretta e lunga) e la valenza del nostro sistema di ricerca e sviluppo sono tutti ingredienti che non possono e non devono essere frenati da una burocrazia cieca rispetto alle esigenze del mondo produttivo. Questa è una sfida da vincere a tutti i costi.
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