Esteri
Trump annuncia Zelensky alla Casa Bianca: “La guerra può finire in poche settimane”. E scarica le garanzie per Kiev sull’Europa

Tre anni fa, i carri armati e le truppe russe entravano in Ucraina. E l’invasione pensata da Vladimir Putin come una guerra rapida per far capitolare Kiev si è trasformata in una devastante guerra di logoramento. Un conflitto che è stato per tre anni la sfida esistenziale dell’Ucraina, della Russia e dello stesso sistema occidentale. Ma adesso, con l’avvento di Donald Trump e una situazione sul campo di battaglia sempre più difficile per l’Ucraina, le cose stanno prendendo una piega ben diversa da quella immaginata fino a pochi mesi fa da Volodymyr Zelensky. E anche molto differente da quella sognata da diversi leader europei.
Un incidente diplomatico evitato
Lo scontro di ieri all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, del resto, è stato un ulteriore campanello d’allarme. La risoluzione presentata dagli Usa invocava la “rapida fine” della guerra senza fare alcun cenno all’integrità territoriale dell’Ucraina. Una scelta ritenuta inaccettabile dall’Ue e da Kiev, tanto che a essere approvata (con l’astensione di Washington) è stata la versione emendata di quel documento che condannava l’invasione riaffermando l’impegno per la sovranità e l’unità del Paese invaso. Ma se gli Usa hanno voluto evitare l’incidente diplomatico, perché votare contro una propria risoluzione li avrebbe inseriti nel gruppo della Russia e dei più stretti alleati dello “zar”, Trump non ha certo interrotto il suo dialogo con Putin. E le divergenze tra la Casa Bianca e il resto della Nato non sono certo finite. L’Ue è divisa.
L’Italia aspetta
I Paesi baltici e nordici formano ormai un blocco granitico per mantenere gli aiuti militari e finanziari per l’Ucraina. Qualcuno, specialmente in Ungheria, frena. L’Italia aspetta, anche perché ieri Trump l’ha definita “un alleato fondamentale” e ha elogiato pubblicamente Giorgia Meloni definendo una “leader forte”. E per cercare un compromesso con gli Usa, ieri a Washington è stato il giorno del presidente francese Emmanuel Macron, che ha avuto con The Donald un “incontro amichevole” partecipando con lo stesso tycoon a un summit virtuale dei leader del G7.
Una pace targata Trump
Dopo il vertice, Trump ha chiarito ancora una volta la sua linea. La guerra, a detta del tycoon, può finire entro “poche settimane”. Il presidente Usa ha anche annunciato che Zelensky sarà alla Casa Bianca “questa settimana o la prossima” e che ha intenzione di incontrare Putin molto presto. Ha poi suggerito che sarà l’Europa a implementare le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, aprendo addirittura all’ipotesi del peacekeeping con truppe Ue e dicendosi convinto che Putin alla fine le accetterà. Ma la paura di molti è che la pace targata Trump possa rivelarsi fin troppo simile a quella sostenuta del Cremlino o un modo per scaricare completamente costi e responsabilità sull’Europa.
Russia e Cina buoni amici
L’inviato di Trump, Steve Witkoff, ha parlato del negoziato di Istanbul del 2022 come base di dialogo. E quella trattativa di fatto era tesa a una capitolazione ucraina. La pressione su Zelensky per convincerlo a firmare l’accordo sulle terre non si ferma. Il presidente ucraino ha invocato anche ieri una “pace vera e duratura” entro il 2025 e uno scambio totale dei prigionieri come inizio della fine del conflitto. Ma se l’Occidente tentenna o appare sempre più scioccato dal “ciclone Trump”, dall’altra parte, Putin non ha solo intavolato il dialogo con la Casa Bianca ma ha anche blindato l’asse con Xi Jinping. Ieri il presidente russo ha sentito al telefono il leader cinese. E da Pechino, il messaggio è stato chiaro: “Russia e Cina sono buoni amici che si sostengono a vicenda e raggiungono uno sviluppo comune”. La cosiddetta “amicizia senza limiti” rimane salda nonostante il ponte costruito dal presidente Usa con il Cremlino. E la domanda è invece tra le due sponde dell’Atlantico si possa ancora parlare di una vera e solida alleanza.
La strategia di Washington
Ieri, per commemorare l’anniversario dell’inizio dell’invasione, a Kiev sono arrivati 13 leader occidentali, i vertici dell’Ue e 21 commissari. Ma mentre a Bruxelles è stato approvato il nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, il sedicesimo dall’inizio del conflitto, la mossa dell’Ue, parallela a quella del Regno Unito, rischia di rimanere isolata. Perché a Washington la strategia al momento sembra essere di tutt’altro avviso. Lo ha fatto capire anche lo stesso portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ieri ha accusato gli europei di volere proseguire “sulla strada delle sanzioni, sulla strada della convinzione della necessità di continuare la guerra”. “Questa convinzione degli europei contrasta completamente con la mentalità di trovare un accordo sull’Ucraina, cosa che stiamo facendo ora con gli americani” ha suggerito il portavoce di Putin, che ha anche chiuso a qualsiasi dialogo con Bruxelles. E le idee del Cremlino ora sembrano molto più simili a quelle della Casa Bianca di quanto lo siano invece quelle dell’Unione europea.
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