Occorrono segnali di combattività politica per reagire alla sfida all’Europa lanciata dal presidente degli Stati Uniti. Altro che prendere bacchettate o pietire un posto a tavola nei negoziati per mettere fine alla guerra in Ucraina. È indispensabile, tuttavia, per reagire con efficacia, intendere le ragioni della politica di Trump, coglierne le contraddizioni e gli azzardi.

Una nuova era

Il primo quarto del XXI secolo ha visto la fine del ciclo della globalizzazione guidato dall’universalizzazione del capitalismo, dall’abbattimento delle frontiere e dalla ascesa dei mercati. Da Clinton a Obama a Biden i democratici perseguivano il primato degli Stati Uniti convinti che le comunicazioni globali e le reti finanziarie operanti in tempi reali avrebbero reso possibili interazioni umane su scala inimmaginabile e sforzi comuni per affrontare sfide globali. In realtà sta nascendo una nuova era. Il sistema internazionale è sempre più multipolare, dominato dalla rivalità tra le potenze mondiali e dalla priorità della sicurezza. È il contesto in cui si manifesta e si afferma quella sorta di “crudo realismo della forza” incarnato da Trump e dai suoi. Non è l’isolazionismo la loro fonte di ispirazione.

Gli interessi americani

Trump e i populisti intendono mettere l’iperpotenza degli Stati Uniti al servizio dei soli interessi americani, fuori da reti di relazioni o legami di amicizia. Per Trump e per i populisti il mondo è un luogo dove le regole di comportamento sono dettate dagli Stati più grandi, più forti e più armati. Ecco perché intendono liberare l’America dagli obblighi dell’interdipendenza, smantellare il sistema di alleanze tradizionali, disimpegnarsi dal conflitto in Ucraina. Trump difende l’idea di un’America imperiale che abbraccia gli stessi principi dei regimi autocratici del XXI secolo. Trovo sorprendente meravigliarsi che, all’interno di questa visione, l’Unione europea sia per Trump una realtà da ridimensionare politicamente ed economicamente.

Il futuro dell’Ucraina

La richiesta all’Unione europea, questo il senso dell’intemerata di Vance a Monaco, è di rimuovere barriere o regole, in particolare nel settore digitale, che possano creare ostacoli all’oligarchia post-capitalista che ha fatto corpo unico con la nuova Amministrazione americana. Per questa America la sicurezza europea non è più al centro delle proprie priorità militari. Né Trump è interessato al futuro dell’Ucraina. Non vale la pena ricordargli che gli ucraini guidati da Zelensky hanno resistito e combattuto tre anni con coraggio contro l’aggressione portata da un paese di gran lunga più forte e potente della piccola Ucraina.

L’azzardo nella condotta di Trump

Il presidente americano ha un unico obiettivo, indebolire l’asse russo cinese che crea problemi su scala globale all’America. Per ottenerlo, Trump finge di riconoscere a Putin (dominus di un paese che ha un Pil inferiore a quello della Spagna) lo status di interlocutore paritario. Ecco perché Putin che ha lanciato il suo paese in una sanguinosa guerra di conquista viene riabilitato e può cantare vittoria. C’è un azzardo nella condotta di Trump. Un azzardo che nel fragore del tumultuoso ritorno alla Casa Bianca non viene considerato. Putin si vanterà di negoziare con Trump ma non metterà in alcun modo in difficoltà l’asse con la Cina.

L’obiettivo politico strategico che Mosca raggiunge è quello agognato per decenni dalla Russia: incrinare l’alleanza transatlantica, separare l’Europa dagli Stati Uniti. Ci provò l’Urss quando ritenne che lo schieramento dei missili in Europa nella prima metà degli anni Ottanta avrebbe spinto le classi dirigenti europee ad un rapporto acquiescente alle ambizioni sovietiche lacerando l’alleanza atlantica. Non accadde. L’obiettivo è raggiunto oggi con la differenza, scrive l’ambasciatore Stefano Stefanini, che è l’America che rompe con l’Europa.

L’Europa che si considera custode dei valori e delle istituzioni liberali ha la volontà e i mezzi per difenderli? Saprà dotarsi di una deterrenza militare? Saprà fare delle raccomandazioni contenute nel rapporto predisposto da Mario Draghi tasselli di una strategia tesa a ridare dinamismo alla economia europea? Di fronte alle difficoltà a muovere in queste direzioni ci sarà un nucleo di Stati membri disposti a mettere in atto cooperazioni che consentano di portare avanti politiche innovative? Per l’Europa è il momento della verità: o la trasformazione in una potenza che difenda la sovranità, la libertà e la civiltà europea o la disgregazione politica: Hic Rhodus, hic salta.