Doveva sancire il suo grande ritorno in campo politico, il presupposto per lanciare la sua candidatura ufficiale alla Casa Bianca per il voto del 2024. Invece per Donald Trump le midterm sono state un mezzo flop: i Repubblicani dovevano stravincere e non l’hanno fatto, contrariamente ai desiderata del tycoon, ma soprattutto alcuni dei suoi candidati a lui più vicini sono stati protagonisti di clamorose sconfitte elettorali.

I suoi candidati MAGA, dallo slogan “Make America Great Again”, hanno ottenuto infatti un ‘rigetto’ dalla base più moderata del partito e tra gli elettori indipendenti, coloro che di volta in volta scelgono tra Repubblicani e Democratici. È il caso di Doug Mastriano, scelto personalmente da Trump per correre come governatore del Pennsylvania e tra i partecipanti all’assalto al Congresso del gennaio 2021; sempre in Pennsylvania Mehmet Oz, medico e personaggio televisivo vicinissimo all’ex presidente, è stato sonoramente battuto da John Fetterman consentendo ai Democratici di ottenere il seggio al Senato appartenente ai Repubblicani.

Ma un flop sono state anche le candidature iper-trumpiane di Herschel Walker al Senato in Georgia, Stato dove i Repubblicani vinto le altre elezioni con buon margine: l’ex campione di football invece sarà costretto al ballottaggio. Male anche Kari Lake, al momento in svantaggio per l’elezione a governatrice dell’Arizona, mentre Don Bolduc ha perso in New Hampshire, stato in cui il Repubblicano Chris Sununu è stato rieletto governatore con 15 punti di vantaggio.

Eppure, di fronte al rigetto dei candidati più trumpiani da parte dell’elettorato, l’ex presidente non ha fatto alcuna autocritica. Da una parte perché la leadership attuale di Trump all’interno del partito Repubblicano rimane molto forte, dall’altra perché l’obiettivo ora è quello di affossare la possibile candidatura come candidato dei Repubblicani di Ron DeSantis, riconfermato governatore della Florida con una valanga di voti, le più alte alte percentuali per un Repubblicano negli ultimi 24 anni.

DeSantis, che pure era stato lanciato politicamente da Trump, è ora il suo rivale più serio se il governatore dovesse correre per la leadership del partito. DeSantis è stato accusato di slealtà e mancanza di gratitudine proprio per l’appoggio di Trump nel passato.

E su questo il tycoon ha sostenuto che nel 2018 dalla Casa Bianca ha rimesso in piedi la campagna elettorale di DeSantis “che era completamente in pezzi” e soprattutto di aver mandato l’Fbi e un procuratore federale nella contea Broward dove, secondo Trump, “un ufficio elettorale corrotto consentiva di rubare voti. Io ho fermato quel furto”. Insomma, l’ex presidente rivela senza problemi un reato commesso quattro anni fa, rivelando di aver mandato poliziotti federali e procuratori negli uffici elettorali della Florida: anche per questo c’è da chiedersi se tale ricostruzione dei fatti sia veritiera.

Quanto alla corsa al 2024, il riconfermato governatore della Florida si tiene sul vago: “Per faccio il governatore e non penso al futuro”, ha spiegato DeSantis. Che su una possibile rinuncia a correre in caso di candidatura di Trump evidenzia: “In termini di lealtà e di classe questa non è certamente la risposta giusta”.

L’ex presidente appare sempre più isolato, circondato solo dai suoi fan più estremisti. A scaricarlo sono stati anche i media di proprietà di Rupert Murdoch, lo “squalo” che con New York Post e in particolare Fox News si era fatto portavoce del trumpismo, con titoli strillati a favore di DeSantis.

Non è un caso se il tycoon ne abbia anche per l’ex amico Murdoch: “NewsCorp, che significa Fox News, il Wall Street Journal e il New York Post, stanno col governatore DeSanctimonious, popolare perché ha riaperto prima di altri Stati dopo la pandemia: merito non suo ma del sole della Florida. Non mi preoccupo: anche nel 2015 e 2016, prima delle presidenziali, Fox News mi attaccava continuamente. Ma dopo la mia vittoria sono diventati tutti miei strenui sostenitori”.

E gli effetti di questo isolamento si fanno sentire anche nel GOP. Per il repubblicano Pat ToomeyTrump è in larga parte responsabile della disfatta in Pennsylvania”, mentre per l’ex speaker della Camera Paul Ryanl’ineleggibilità di Trump emergerà, chiara, prima del 2024: lui sta a galla solo incutendo paura”.

Il più duro però è l’ex governatore del New Jersey Chris Christie, in passato un suo fedele alleato: “Abbiamo perso le midterm del 2018. Abbiamo perso le elezioni del 2020. Abbiamo perso nel 2021 le suppletive in Georgia e in questo 2022 subiamo una perdita di governatori, non otteniamo alla Camera i seggi che pensavamo di conquistare e forse non vinceremo nemmeno al Senato nonostante i democratici abbiano un presidente che ha appena un 40 per cento di indice di gradimento. C’è solo una persona da biasimare per tutto ciò: Donald Trump”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia