Si riapre l'inchiesta
Trump nei guai, il “sexygate” con Stormy Daniels riesplode: al grand giurì le nuove prove sui soldi per il silenzio della pornostar
I guai con la giustizia per Donald Trump segnano un nuovo capitolo, sempre più imbarazzante per l’ex presidente degli Stati Uniti pronto a correre nuovamente per la Casa Bianca nel 2024.
La procura distrettuale di Manhattan che indaga sul tycoon per la vicenda Stormy Daniels, l’ex attrice hard che Trump avrebbe pagato ‘in nero’ per mettere a tacere le sue rivelazioni su di lui, ha deciso infatti di selezionare un nuovo grand jury.
Un passaggio chiave e preoccupante per Trump: è infatti una scelta che viene presa solo in presenza di nuove e concrete prove emerse durante l’inchiesta.
Decisione che rappresenta una mazzata per l’ex presidente: si pensava infatti che almeno questa inchiesta fosse ormai chiusa, lo stesso capo della procura Alvin Bragg aveva ‘congelato’ l’indagine del suo predecessore sostenendo che le prove accumulate non avrebbero retto di fronte ad un grand jury.
Invece, come riferisce il New York Times, la procura di Manhattan ha iniziato a presentare al grand jury le prove contro Trump. Nei prossimi giorni prenderanno il via le deposizioni dei testimoni: tra questi un ruolo chiave lo avrà David Pecker, ex editore di The National Enquirer, il tabloid che ha contribuito a mediare l’accordo con la pornostar affinché non rivelasse la sua relazione con Trump.
Breaking News: The Manhattan district attorney will begin presenting evidence to a grand jury on Donald Trump’s role in hush money paid to Stormy Daniels in 2016. https://t.co/WevUxmXTHB
— The New York Times (@nytimes) January 30, 2023
Secondo l’accusa nell’ottobre del 2016, a un mese dunque dal voto che porterà Trump alla Casa Bianca, Pecker aveva ricevuto una richiesta di denaro dal legale dell’attrice hard Stormy Daniels. L’obiettivo era ovvio: pagare il silenzio sulla relazione avuta tra la stessa e Trump nel 2006, quando il futuro presidente degli Stati Uniti era già sposato con Melania.
Pecker avrebbe dovuto acquistare la storia per poi nasconderla e non pubblicarla, ma decise di non farlo e passare la questione all’avvocato personale di Trump, Michael Cohen.
Quest’ultimo si è successivamente dichiarato colpevole davanti ai magistrati di Manhattan e al super procuratore Robert Muller di aver anticipato per conto di Trump i soldi, 130mila dollari, all’attrice. La testimonianza e le ammissioni di Cohen però all’epoca non portarono all’incriminazione dell’allora presidente degli Stati Uniti.
Bragg secondo il New York Times vorrebbe anche far testimoniare alcuni dipendenti della Trump Organization, oltre ai manager della campagna presidenziale del tycoon.
Si va dunque verso una escalation di quella che Bragg ha definito “il prossimo capitolo” nell’indagine Trump a cura del suo ufficio.
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