Gli elettori l’hanno “condannato” in Georgia. I giudici, a New York. Donald Trump è sempre più all’angolo. Per lui, la corsa alle presidenziali del 2024 è sempre più accidentata. L’ultima mazzata è venuta dalla Georgia. Un solo seggio, ma importante per la presente amministrazione sia per le future elezioni presidenziali. E il senatore democratico Raphael Warnock ha portato in casa democratica una vittoria che ha molte conseguenze positive per Joe Biden e per il partito dell’Asinello.

Warnock, che ha potuto contare sull’appoggio di Barack Obama, è stato riconfermato al Senato e ha sconfitto al ballottaggio lo sfidante repubblicano Herschel Walker in Georgia. La vittoria del primo senatore nero dello Stato garantisce ai democratici una maggioranza assoluta al Senato per il resto del mandato di Biden senza bisogno del voto della vicepresidente Kamala Harris (che non ha diritto di voto, ad eccezione dei casi di parità). Con questa vittoria dei democratici, la Georgia, un tempo roccaforte repubblicana, diventa uno degli stati chiave per le prossime elezioni presidenziali del 2024. Quella in Georgia è stata la più costosa di tutte le elezioni di metà mandato, con 400 milioni di dollari spesi in totale e un record di persone, 1,85 milioni, che hanno già votato negli scorsi giorni. Con l’affermazione al ballottaggio di Warnock i Democratici avranno infatti una maggioranza di 51 seggi a 49.

Con una vera maggioranza al Senato, il presidente può velocizzare il processo di conferma dei suoi candidati in ruoli strategici dell’amministrazione e della giustizia e avrebbe un paracadute nel caso qualche senatore dem, come è accaduto in passato con Joe Manchin, dovesse ‘tradire’ la linea del partito. Non solo, i democratici guadagnano più seggi e più risorse finanziarie nelle commissioni del Senato e i presidenti non dovrebbero avere più bisogno del sostegno repubblicano per emettere citazioni in giudizio di testimoni nelle indagini. La sconfitta di Walker segna una nuova batosta politica per l’ex inquilino della Casa Bianca. Trump, nelle elezioni di midterm del mese scorso ha visto perdere gran parte dei candidati scelti da lui, molti dei quali dai profili controversi. Il tycoon aveva imposto Walker imposto contro il veto dei big del partito, perplessi dalla pochezza del curriculum del candidato e dalla debolezza del suo messaggio.

Proprio su questo ha insistito il pastore della chiesa di Atlanta che fu di Martin Luther King nella campagna per il ballottaggio, chiedendo il voto di indipendenti e anche repubblicani moderati perché Walker mancava del “carattere e della competenza” per arrivare al Senato. La candidatura dell’ex campione di football è stata caratterizzata da diversi scandali e controversie e Walker, che si presenta come un convinto anti-abortista, è stato accusato da ex partner di averle costrette ad abortire. La popolarità di Trump è stata intaccata dall’ascesa di Ron DeSantis a possibile candidato alle presidenziali del 2024. Dunque, l’assenza del magnate in Georgia, arriva probabilmente su richiesta della stessa macchina elettorale candidato, per non compromettere la corsa finale, visto l’insuccesso di altri cavalli di Trump, come Mehmet Oz in Pennsylvania o l’aspirante governatrice dell’Arizona Kate Lake.

Da un disastro politico a un tracollo giudiziario. L’azienda di famiglia di Donald Trump, la Trump Organization, è stata giudicata colpevole di frode finanziaria e fiscale dopo un processo a New York. Lo ha annunciato il procuratore di Manhattan Alvin Bragg. La giuria, che si è ritirata lunedì per deliberare dopo più di un mese di udienze, “ha ritenuto la Trump Corporation e la Trump Payroll Corporation colpevoli su tutti i fronti”, ha dichiarato Alvin Bragg sul suo account Twitter. Il verdetto di colpevolezza è giunto al termine di un’indagine penale durata tre anni. Il tycoon non era direttamente coinvolto, ma nel corso del processo i procuratori di Manhattan hanno presentato prove che l’ex presidente aveva firmato bonus e documenti che aiutavano i top manager ad evitare di dichiarare tutti i loro redditi.

Gran parte del processo è stato incentrato sulla testimonianza del capo delle Finanze della Trump Organization, Allen Weisselberg, che è stato accusato di aver evaso 1,7 milioni di tasse, ricevendo bonus e benefit – come appartamenti ed auto di lusso – dalla società. Anche il vice presidente Jeffrey McConney è stato coinvolto in questo schema per evadere le tasse, ed anche lui ha testimoniato in cambio dell’immunità. La portavoce della Trump Organization, Kimberly Benza, ha detto che è “assurdo” che la società debba “essere considerata responsabile per le azioni di un dipendente”, sottolineando che nella sua testimonianza Weisselberg ha ammesso di essere stato spinto dalla sua “avidità” e di “aver tradito” la fiducia della famiglia Trump.

Secondo i procuratori, la società di Trump è colpevole di “aver coltivato una cultura di frode ed inganno con una politica di benefit di lusso che permettevano a suoi top manager di falsificare le dichiarazioni dei redditi mascherando i veri compensi”. Gli avvocati della società hanno già annunciato il ricorso contro la sentenza. L’azione, avviata lo scorso settembre dalla procuratrice generale Letitia James, ha l’obiettivo di recuperare oltre 250 milioni di dollari e potenzialmente potrebbe compromettere la possibilità per il tycoon di continuare a fare affari nello stato di New York. Affari e forse anche politica. Per The Donald il 2022 è stato un annus horribilis. In tutti i sensi. E il 2023 non si preannuncia migliore.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.