“Ha preso più voti Berlusconi da morto che Salvini da vivo”. È una delle battute che sono circolate di più all’indomani delle europee, la prima consultazione dopo la sua morte di cui oggi ricorre il primo anniversario. Ma i senza Silvio sono un esercito di orfani già da un decennio; da quando, tra spread e Olgettine, si è cominciata a consumare la lenta fase discendente dell’uomo che ha stravolto e monopolizzato la politica e il dibattito nazionale.

Metà del paese votava per lui: i ladri, gli impresentabili, i maschilisti, i mafiosi eccetera. L’altra metà lo odiava di un odio purissimo: i giusti, gli onesti, i filantropi e via discorrendo. In pieni anni Duemila equivaleva a una performance di arte contemporanea accettare l’invito a cena di imbalsamati benpensanti e confessare una benevola predilezione per quell’uomo che stava infangando l’onore della Patria. È il motivo per cui è impossibile imbattersi in una qualsiasi produzione visiva – film, serie tv, documentari – che ne riconosca tratti di unicità, non osiamo dire di grandezza. Eppure i suoi elettori esistevano. Ed è sbagliato ricercarli unicamente nello schieramento di centrodestra.

Ha sdoganato la destra in Italia

È complesso spiegare la sua figura politica. Berlusconi è certamente l’uomo che ha sdoganato la destra in Italia. Ma li ha sdoganati per davvero, li ha ripresi dalle fogne (politicamente parlando). Erano i fascisti. Punto. Fu lui, il 23 novembre del 1993, all’epoca delle prime elezioni dirette per i sindaci, a rompere il muro e a dichiarare che se fosse stato eletto a Roma avrebbe senza dubbio votato Gianfranco Fini contro Francesco Rutelli. Non se ne accorse nessuno ma fu quello il momento in cui nacque il Polo delle Libertà. Berlusconi era ancora e solo Sua Emittenza, l’uomo che grazie a Craxi e alla Legge Mammì aveva ottenuto la possibilità di rompere il monopolio della Rai. L’Italia continuava ad affannare e a sbandare sotto gli effetti dell’uragano Tangentopoli che aveva sconvolto il paese. E la parte giusta si accingeva a raccogliere i frutti di cotanto lavoro e ad accogliere Achille Occhetto a Palazzo Chigi. Poi arrivò il 26 gennaio: “L’Italia è il paese che amo”. Nacque l’ossessione collettiva. Tempo due mesi, il 27 marzo e 28 marzo, l’Italia votò.

Non ha sminuito il potere dei pm

È arduo stabilire la composizione del suo elettorato. Padroncini sì. Evasori fiscali pure. Craxiani. Ma anche curiosi, spiriti liberi. Uomini e donne affascinati dalla novità e rosi dal sospetto che Tangentopoli non fosse poi stata quell’operazione di pulizia morale che era stata propagandata. Per vent’anni non si è parlato d’altro che dei suoi processi. Dei giudici corrotti. Delle malefatte dei suoi uomini (tranne Confalonieri, il presentabile della ciurma). Berlusconi è stato un uragano comunicativo e una profonda delusione come uomo di governo, incapace di dar vita a una riforma degna di questo nome. Non ha sburocratizzato il paese. Non lo ha reso più efficiente. Non ha sminuito il potere della magistratura. Niente di niente.

Grande imprenditore e comunicatore, pessimo governatore

Progressivamente si è imbolsito, è invecchiato. A tenerlo in vita più del dovuto è stata l’altra faccia del suo potere: l’antiberlusconismo. La sua figura ha talmente monopolizzato il dibattito che ha finito col creare una tale dipendenza che gli avversari hanno faticato a sbarazzarsene. Per alcuni, una interessata sindrome di Stoccolma: in tanti, tra i suoi oppositori, gli devono fama e successo imperituro. Va da sé che tutti quelli della sua fazione politica gli devono una carriera che altrimenti si sarebbero sognati.
È impossibile fare la radiografia dei suoi elettori. Di un leader di centrodestra, giusto per limitarci a un esempio, che per convenienza non trasformò in battaglia politica le sue idee sui diritti civili. Ma che dopo il matrimonio fece coppia fissa con una donna (Francesca Pascale) che avrebbe poi dichiarato la propria omosessualità. Vivificando il celebre anatema di Fanfani durante il referendum per il divorzio: “Finirà che magari vostra moglie vi lascerà per scappare con qualche ragazzina”. Anche questo è stato Silvio Berlusconi. Un grande imprenditore. Un rivoluzionario della comunicazione politica. Un pessimo governante. Una adorabile e irripetibile canaglia.