La paralisi di ogni sistema informatico che controlla energia elettrica, acqua, gas con tutto quello che ne consegue. Un panorama catastrofico che un hacker ad oggi difficilmente potrebbe realizzare ma non impossibile come scenario. Lo racconta Alessandro Curioni, esperto di cybersecurity, nel suo primo romanzo, e se -come ha scritto qualcuno- spesso nella forma romanzo trova spazio quello che non si può raccontare in un saggio questo è un libro da leggere con il lapis rosso e blu. Prendendo spunto da eventi di cronaca già accaduti (tentativi per sfortuna sventati di attacchi a pipeline di distribuzione) l’autore disegna la figura di una intelligenza collettiva che naviga nell’oscurità della rete e costruisce ordigni informatici che potrebbero tenere in scacco città intere o stati nazionali. Molto di più del semplice riscatto per sbloccare il sistema informatico di una amministrazione o di un ospedale di cui si è letto sulle cronache, una vera e propria guerra combattuta senza uscire da casa con un sfilza di computer portatili comodamente seduti in uffici asettici.
IL PROTAGONISTA
Il protagonista della storia, Leonardo Artico, nomen omen, è un triplogiochista sempre due passi avanti rispetto ai “cattivi”, prevede le loro mosse e le contromosse e quando tutto sembra precipitare è come il tennista che non si muove per respingere il colpo dell’avversario perché sa che la palla uscirà di pochi millimetri dal campo sfiorando la riga. “Certe cose, prima di farle, devi immaginare siano possibili” motteggia Artico. La sentenza può essere girata come una profezia verso chi ha la supervisione di questi sistemi e dovrebbe essere non due ma quattro passi avanti rispetto a ogni scenario ipotetico. Viene in mente il film degli anni Ottanta Wargames: l’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan fu talmente colpito dalla trama della pellicola da interrogare i suoi consiglieri militari sulla possibilità che potesse verificarsi una situazione analoga a quella narrata nel film. Quindici mesi dopo la conseguenza fu un nuovo ordine esecutivo che rese molto più severe le procedure di sicurezza e più alto il grado di protezione dell’arsenale strategico americano da intrusioni esterne. L’azione degli analisti però è troppo spesso un passo indietro e in ritardo, un po’ come il Bianconiglio di Alice vuole forse suggerire l’autore con il titolo. Il volume avrà un seguito e merita di essere “saccheggiato” per farne una declinazione cinematografica: Philiph Dick è molto più vicino di quello che si può pensare.

Alessandro Curioni
IL GIORNO DEL BIANCONIGLIO
Chiarelettere editore

Patrizio J. Macci

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