L’editoria italiana ha una viscerale idiosincrasia verso i volumi di racconti fatto salvo quando non si tratta della riproposizione di classici. E i lettori di conseguenza rimangono perplessi per non aver letto i racconti di questo o quel venerato maestro. Una eterna macchina tipografica pare essere sempre in funzione per ristamparli in tutte le salse allegati a quotidiani e settimanali. Il libro di Salvatore Di Gigli è uno di quei lavori che può aiutare a rivedere questo pregiudizio oramai divenuto sommario e perentorio, una condanna senza nessun appello. La proposta di un volume di racconti presso la maggior parte delle case editrici, infatti, è accolta quasi come la presenza di un soggetto positivo durante un’epidemia: un virus in un’area sterile. Un intruso, un quid che fa scattare tutte le spie da respingere al mittente.
LA TRAMA
L’autore in questa manciata di racconti va oltre quella che Alberto Moravia aveva codificato nella teoria del “racconto con il botto”, completamente avvinghiato alla forza di una trama che deve bruciare in uno spazio delimitato per definizione, un po’ come il gioco del calcetto: il campo è più piccolo quindi ci si aspetta un gioco veloce e brillante con rovesci di campo continui. La sua forza, invece, è la scelta di una forma che è fabulazione pura, oralità che scava negli eventi dell’esistenza per restituirli al nitore della verità come la fotografia cruda in bianco e nero di certi registi hollywoodiani. Nella vita di tutti i giorni l’autore è un tecnico operante nel settore dell’elettronica ma avrebbe tranquillamente potuto essere un orologiaio che conduce per mano il lettore sul suo tavolo di lavoro e gli svela i meccanismi nascosti, le rotelle che sovrintendono al sacro ritmo dell’Universo. In un mondo di orologi al quarzo, dominato da tonnellate di comunicazioni inutili che affollano i social network e le comunicazioni interpersonali sapere che un granello di polvere può bloccare un meccanismo di precisione è rincuorante. L’anomalia selvaggia dell’allarme fabulatorio di Di Gigli suona solo laddove ci sono coscienze ancora non inaridite e orecchie scaltre.

Salvatore Di Gigli
SANTI, BRIGANTI, PASSANTI
KINETES EDIZIONI

Patrizio J. Macci

Autore