La missione di Antony Blinken in Cina
Usa e Cina, prove di disgelo fra Biden e Xi. Taiwan e affari i dossier sui quali le superpotenze sembrano convergere
Il Segretario di Stato Usa vola a Pechino per tentare di stabilizzare i rapporti fra Stati Uniti e Cina. I segnali provenienti dal colloquio sono positivi, tuttavia i rapporti restano tesi.
Il viaggio del segretario di Stato Usa Antony Blinken in Cina segna un passaggio importante nel tentativo di Pechino e Washington di stabilizzare i rapporti. Non è stato il trionfo della diplomazia contro il gelo degli ultimi mesi, visto che entrambe le potenze appaiono ancora distanti su alcuni dossier cruciali dei rapporti bilaterali.
Ma rispetto alle tensioni degli ultimi mesi, deflagrate con il caso del pallone-spia cinese e cristallizzate in esercitazioni militari nel Pacifico, incidenti sfiorati e accuse reciproche, il quadro dipinto dal blitz di Blinken descrive la volontà di non far deragliare i rapporti. Alcuni segnali sono apparsi positivi. Innanzitutto, il fatto che il presidente Xi Jinping abbia deciso di incontrare il segretario americano. Un elemento di cui tenere conto visto che si tratta di un vertice inserito all’ultimo e non scontato data la differenza gerarchica tra il leader cinese e il rappresentante Usa.
Molti osservatori ritenevano che un mancato incontro tra i due avrebbe rappresentato un eccessivo segnale di tensioni, soprattutto perché Xi, tre giorni prima, aveva ricevuto il “vecchio amico” Bill Gates. Tuttavia, considerate le premesse su cui è nato questo viaggio, Xi avrebbe potuto anche scegliere la via del gelo nascondendosi dietro il manto della formalità. Così non è stato, e il presidente cinese e il segretario di stato Usa, pur ribadendo le divergenze di fondo, hanno comunque inviato dei messaggi che esprimono il desiderio di ricalibrare i rapporti.
Xi, senza volere specificare esattamente i temi discussi, ha parlato di «progressi» e di «accordo su alcune questioni specifiche», sottolineando come Cina e Stati Uniti «dovrebbero gestire in modo adeguato le relazioni con un atteggiamento di responsabilità». Blinken, dal canto suo, ha fatto una scelta di campo molto netta, rassicurando Pechino sulla politica di “una sola Cina” ed escludendo quindi il sostegno Usa all’indipendenza unilaterale di Taiwan: tema che per la leadership cinese è di importanza capitale.
Infine, i saluti mandati dal presidente cinese all’omologo Joe Biden hanno evidenziato la volontà di dare al mondo l’immagine di una due giorni distensiva. Ed è un tema di cui tenere conto, visto che le relazioni tra Cina e Stati Uniti erano e rimangono estremamente tese. A confermare il freddo in questi rapporti è stata una frase dello stesso Blinken, che ha inviato a non farsi «illusioni» sulle sfide tra le due potenze perché esistono «molte questioni su cui siamo profondamente e fortemente in disaccordo». Gli stessi incontri avuti da Blinken prima di quello con Xi avevano fornito un’immagine molto meno distesa di quella concordata col leader cinese.
A margine del colloquio-fiume di circa otto ore con il segretario di Stato Usa, il suo omologo cinese Qin Gang aveva parlato dei rapporti tra Cina e Stati Uniti ricordando come al momento fossero al livello più basso dall’instaurazione delle elazioni diplomatiche. Nell’incontro con il Consigliere di Stato e capo della diplomazia del Partito comunista, Wang Yi, Blinken era stato avvertito dal suo interlocutore sul porre fine alla «teoria della minaccia cinese», chiedendo la revoca delle sanzioni ed esortando Washington a non interferire nelle questioni interne (che per Pechino significa anche Taiwan).
L’impressione, quindi, è che le divergenze strategiche resistano e che difficilmente saranno messe da parte nel prossimo futuro. Quello che preoccupa molti osservatori è soprattutto la difficoltà di far coincidere i metodi per risolvere le dispute che dividono Pechino e Washington. Poiché se entrambe sono consapevoli dei rischi e dei dossier più bollenti, allo stesso tempo non sembrano in grado di concordare sulle risposte per evitare uno scontro.
Gli unici canali su cui le due potenze sembrano convergere sono appunto l’evitare escalation e l’economia. «C’è una differenza profonda per gli Usa e per molti altri Paesi tra derisking e decoupling» ha rassicurato Blinken a fine colloqui. E il segretario di Stato ha lanciato anche un altro messaggio: «Beneficiamo anche noi quando c’è una crescita nel progresso in un altro Paese». Frasi da tenere bene a mente, perché insieme alla posizione su Taiwan lasciano pensare che Biden voglia calmare le acque. E sulla stessa lunghezza d’onda appare anche Xi. Se è impossibile risolvere divergenze di fondo, l’immagine che scaturisce da questi incontri è che le superpotenze vogliono evitare che le relazioni «ai minimi storici» si aggravino troppo rapidamente.
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