Da una parte c’è la vista del ministro della Difesa russo Sergei Shoigu alle truppe in Ucraina dopo la rivolta inscenata da suo rivale, Yevgeny Prigozhin, a capo della Brigata Wagner. Dall’altra ci potrebbe essere un cambio al vertice della Difesa che prevederebbe l’avvicendamento tra l’uscente Shoigu e l’entrate Alexei Dyumin, attuale governatore della regione di Tula.

Le indiscrezioni si rincorrono da diverse ore anche se, per il momento, non arrivano conferme ufficiali dal Cremlino. Tuttavia se l’operazione dovesse andare in porto, sarebbe la prova dell’accordo (o comunque della linea comune) tra Vladimir Putin e il fondatore della Brigata dei mercenari, atteso in Bielorussia ma le cui tracce al momento sarebbero state perse.

A lanciare la ‘bomba’ è l’Istituto per lo studio della guerra (Isw), che cita alcune fonti russe – tra cui fonti interne al Cremlino – riportate da Meduza. Dyumin è un ex ufficiale di sicurezza del presidente russo Putin ed ex capo delle Forze per le operazioni speciali russe, ricorda l’Isw, sottolineando di non poter confermare queste indiscrezioni.

Qualsiasi cambiamento nella leadership del ministero della Difesa russo rappresenterebbe – si fa giustamente notare – una “vittoria significativa” per Prigozhin, conclude il centro studi statunitense. Il numero uno della Wagner, infatti, ha giustificato la sua ribellione armata accusando Shoigu e il capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Valery Gerasimov, della morte di decine di migliaia di soldati russi in Ucraina. “Non stiamo vincendo, catastrofe morti. Putin non sa molte cose” aveva detto nel suo discorso che annunciava l’occupazione di Rostov e l’intenzione, poi saltata, verso Mosca.

La vista di Shoigu in Ucraina

Sergei Shoigu ha visitato le truppe in Ucraina. A riportare la prima uscita pubblica del ministro della Difesa russo dalla rivolta della milizia Wagner è la Ria Novosti. Shoigu non ha rilasciato commenti su quei fatti, ma – riporta la Ria, citata dal Guardian – ha incontrato il generale Nikiforov, comandante del gruppo occidentale: “Il ministro – si legge – ha inoltre prestato particolare attenzione all’organizzazione degli aiuti alle truppe coinvolte nell’operazione militare speciale e alla creazione di condizioni per il dispiegamento sicuro del personale”.

Prigozhin ancora sotto inchiesta

Non si sarebbe conclusa l’inchiesta in Russia per ribellione armata nei confronti del fondatore e capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, che sabato scorso ha sfidato l’establishment militare russo salvo poi tornare sui propri passi ordinando alle sue truppe di ritirarsi. Lo riporta il Kommersant. Prigozhin, dunque, sarebbe ancora oggetto di indagini da parte del dipartimento investigativo del servizio federale russo di sicurezza (Fsb).

“Le minacce” ai familiari di Wagner che conta su “8mila mercenari e non 25mila”

L’intelligence russa avrebbe minacciato di colpire le famiglia dei leader del gruppo Wagner prima che Prigozhin fermasse l’avanzata dei suoi uomini su Mosca, sabato scorso. E’ quanto hanno riferito al quotidiano Telegraph fonti di sicurezza britanniche. Le stesse fonti hanno detto che il gruppo paramilitare conterebbe circa 8.000 combattenti e non 25.000 come sostenuto da Prigozhin sabato scorso.

Dalla Bielorussia all’Africa: dove andrà il capo dei mercenari

Intanto dopo il dietrofront di sabato, in seguito a presunte trattative con il presidente bielorusso Lukashenko, e l’uscita tra gli applausi dalla città di Rostov, arrivano scarne comunicazioni dalla stessa brigata di mercenari, Prigozhin in testa. Il Cremlino ha fatto sapere che il capo della compagnia militare andrà in Bielorussia e lui e i suoi miliziani non saranno processati per l’ammutinamento armato.

Non è chiaro, ad oggi (26 giugno), dove si trovi l’ex chef di Putin graziato dallo stesso presidente. Una decisione mite, quasi magnanima, quella di Putin che non convince appieno l’Occidente. Non è chiaro al momento dove si trovi Prigozhin, visto pubblicamente per l’ultima volta ieri sera a Rostov dove si è allontanato (salutando i cittadini) a bordo di un’auto. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha assicurato che a Prigozhin e ai suoi uomini verrà garantita l’immunità in considerazione dei loro “meriti al fronte“.

In Russia, tuttavia, ci sono sempre più voci che vorrebbero la testa di Prigozhin e la punizione dei mercenari di Wagner che hanno abbattuto velivoli russi e provocato la morte di almeno una decina di soldati.

 

Redazione

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