Botte, violenze, minacce, abusi. Per chi è costretto alla convivenza con familiari violenti questi giorni sono più difficili che mai. E alla paura per i soprusi e le ritorsioni si aggiunge la paura del contagio. Timori che sommati stanno creando un calo nelle denunce da Codice rosso. Se fino a qualche mese il trend era di venti/trenta denunce che arrivavano ogni giorno agli uffici della Procura, ultimamente la media è scesa a dieci segnalazioni al giorno, soltanto due nella giornata di ieri. Vuol dire che si consumano meno reati di violenza domestica e di genere? Gli esperti rispondono di no. Il calo non corrisponde a una riduzione del fenomeno, anzi. E allora come leggere questi numeri?

Per gli esperti la risposta è nella paura e nel fatto che le vittime, trascorrendo intere giornate in casa con chi le maltratta per via delle misure anti-coronavirus che impongono l’isolamento sociale, si ritrovano in una condizione di maggiore sottomissione perdendo anche quel minimo di libertà in cui potevano sperare prima che la pandemia costringesse tutti a restare chiusi nelle proprie abitazioni. Al centralino dell’associazione Arcidonna, la onlus che a Napoli è presieduta da Rosa Di Matteo, ormai arriva una segnalazione a settimana mentre prima della pandemia ce n’era almeno una al giorno, mentre aumentano le richieste di auto per gli affidi congiunti.

Si deduce che molti drammi si stanno consumando nel silenzio delle mura domestiche, nell’isolamento imposto dall’emergenza sanitaria, e forse anche per la mancanza di adeguate informazioni su ciò che è possibile fare. Le vittime di violenze devono sapere che la pandemia non ha fermato la catena di assistenza e di tutela ed è sempre possibile denunciare casi di abusi e maltrattamenti. Si può uscire per recarsi in Procura, in caserma o in commissariato per sporgere denuncia e si può contattare un centro antiviolenza per chiedere aiuto.

In alternativa, si può anche approfittare di quando si va a fare la spesa, basta recarsi in farmacia e pronunciare il messaggio in codice: “Mascherina 1522”. Il riferimento è alle mascherine, come quelle che servono per proteggersi dai contagi, e al 1522 che è il numero nazionale antiviolenza e stalking attivo 24 ore su 24. Incessante anche il lavoro degli inquirenti. La crisi da Covid-19 non ferma le inchieste della Procura coordinata dal magistrato Giovanni Melillo e non rallenta le indagini sui casi di violenze, minacce e abusi.

Al lavoro c’è il pool della sezione specializzata in reati contro le fasce deboli. E pur nel rispetto di tutte le misure per contenere il rischio di contagio, le indagini seguono il percorso e il tempismo tracciati dalla legge Codice rosso in vigore da agosto. Da lunedì a ieri sono state emesse otto misure cautelari, tra arresti e misure di divieto di avvicinamento alle vittime. Per le vittime è stata predisposta anche la possibilità di interrogatori da remoto.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).