Ognuno è fatto a suo modo e ognuno è libero. Ogni individuo possiede le risorse per andare oltre i condizionamenti sociali ed educativi.

Ormai si è spenta l’eco della bravata dei giovani YouTuber in Lamborghini, ma per giorni e giorni quasi non si è parlato d’altro. I commenti che si sono sprecati erano perlopiù all’insegna del “signora mia, non c’è più religione”. Le declinazioni del concetto erano fondamentalmente due, quindi la frase poteva proseguire sostanzialmente in due modi: “ormai i giovani vivono attaccati al cellulare” o “ormai i genitori non educano più i figli”.

Queste due visioni hanno qualcosa in comune: per entrambe, infatti, le cause principali del comportamento degli individui vanno ricercate all’esterno degli individui stessi, nei condizionamenti sociali, nei modelli educativi. Ma è davvero così? Io credo di no. Credo che ogni individuo possieda le risorse per andare oltre i condizionamenti sociali ed educativi e che, per quanto si faccia, la natura, l’indole e le attitudini degli individui, finiscano per prevalere.

Quelli che criminalizzano internet e vorrebbero limitare l’uso dei social, sono gli stessi che pensano che le TV di Berlusconi abbiano rincoglionito le gente. Ma loro stessi non sono “gente”? Eh no, loro sono l’avanguardia che ha capito tutto. Sognano un mondo serioso, con un’unica TV in bianco e nero, programmi educativi dove intellettuali di sinistra dispensano presunzione e un’unica auto (grigia) prodotta da una FIAT finalmente di Stato.

E gli altri, quelli che colpevolizzano i genitori? Il moralismo è analogo, come lo è la presunzione di superiorità, anch’essi agitano corrucciati l’indice, anch’essi interpretano le relazioni all’insegna dello schema genitore/bambino. Che i genitori debbano educare i figli, si sa, ma attenzione, anche i talebani educano i loro figli ed è lo stesso per nazisti e comunisti. Non sarebbe meglio se non lo facessero? In fondo siamo tutti talebani in pectore. Come d’altronde si comporta da “talebano” chi pensa di dover normare per legge le parole che si possono usare e quelle che non si possono usare (alludo ad esempio al disegno di legge Zan) oppure chi pensa che si debba normare l’uso che un individuo fa del proprio corpo, magari sparandola grossa, proponendo niente meno che il reato universale.

In realtà gli individui scelgono liberamente, ogni giorno, in ogni momento, scelgono che programma televisivo guardare, che auto acquistare (anche i SUV sono normalmente messi all’indice da parte dell’avanguardia), come vestirsi, in sostanza, come vivere. Un’autentica visione liberale, non può che fondarsi su una posizione esistenziale umanistica, fondata su un’interpretazione ottimistica della natura umana e sulla convinzione che siano gli individui a dare le comunità e non le comunità a dare gli individui.

Con questo spirito, possiamo interrogarci sul comportamento dei nostri figli adolescenti. Si esprimono con un linguaggio molto povero, pronunciando ogni due parole termini come frà, bro, zio, scialla? Non hanno mai sostituito il rotolo di carta igienica in bagno, ma sempre solo appoggiato il nuovo rotolo su un ripiano? Lasciano diversi vasetti di yogurt aperti contemporaneamente nel frigo? Ripongono in dispensa scatole completamente vuote? Ascoltano musica alle nostre orecchie inascoltabile? Bene, molto bene! Non siate preoccupati, stanno solo sperimentando la stupidità nell’età in cui è sano sperimentarla. É del tutto probabile che prima o poi sarete orgogliosi di loro.

I vostri figli sono invece dei perfettini, impegnati, convinti di cambiare il mondo? Ascoltano de André e Guccini e disprezzano la musica del loro tempo? Non siatene troppo orgogliosi, forse sperimenteranno la stupidità più avanti negli anni, quando si renderanno conto di aver vissuto la vita di un altro. Non ci sono regole fisse.

E allora che fare? “La soluzione” non c’è, ma, dal mio punto di vista, pensando ai nostri figlioli, tre cose possono fare la differenza. La prima è volergli bene, la seconda è pregare, la terza ve la dico fra un po’.

La prima. Voler bene. Sempre e comunque. Qualunque cosa facciano, pensino, dicano.
La seconda. Pregare. Sì, pregare. Ognuno a modo proprio, ma pregare. Senza vergogna, senza pudore, con l’umiltà di chi ringrazia senza chiedere. Forse quell’energia sarà raccolta dai nostri figlioli.
Ok, voler bene e pregare, bene, ma qual è la terza cosa che fa la differenza? Culo, ci vuole anche culo.

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Esperto di leadership e talento, ha pubblicato diversi saggi con Sperling & Kupfer, Guerini e Feltrinelli, alcuni dei quali tradotti in più lingue fra cui il coreano e il giapponese. In qualità di executive coach, ha formato centinaia di manager dei principali gruppi industriali italiani e ha lavorato al fianco di alcuni fra i più affermati allenatori di calcio e pallavolo.