Alle 10 inizia la nuova legislatura. Alle 8 riunione del decisivo partito autonomista catalano
A Madrid si insedia il nuovo parlamento. Ancora incerto l’esito della sfida tra Sanchez e Feijóo

Gli occhi di tutta la Spagna e di Bruxelles sono tutti concentrati questo giovedì mattina su cosa succederà a Madrid, quando alle 10 si riunirà il Parlamento spagnolo per inaugurare la nuova legislatura.
Oggi infatti inizia il percorso che dovrebbe – qui il condizionale è veramente d’obbligo – portare la Spagna ad un nuovo governo, che sia esso guidato dal leader dei Popolari Feijóo o nuovamente con Pedro Sanchez, il socialista con mille difetti ma a cui non manca certamente capacità di strategia politica, come Premier.
Lo stesso Sanchez nella giornata di mercoledì è “riemerso” da una clausura comunicativa che in pratica era iniziata poco dopo le elezioni del 23 luglio. Lo ha fatto per aprire agli indipendentisti baschi e catalani con due mosse a sorpresa: la prima è stata quella di annunciare che la candidata socialista per guidare la Camera – ruolo chiave per la stabilità della legislatura – sarà Francina Armengol, ex presidente della regione autonoma delle Baleari e per questo molto apprezzata dai partiti autonomisti ed indipendentisti. La seconda mossa è stata quella di una prima, timida apertura alle istanze indipendentiste, su un terreno tutto sommato poco scivoloso, quello del plurilinguismo: Sanchez ha infatti annunciato che la questione delle lingue basche, galiziane e catalane sarà prossimamente all’ordine del giorno non solo al Parlamento di Madrid, ma anche a Bruxelles. Gli annunci sono stati fatti in una riunione dei deputati neoeletti che si è tenuta mercoledì, dove non sono mancati gli applausi, in una atmosfera di euforia forse un po’ prematura.
Ma cosa manca a Sanchez per essere riconfermato? I due schieramenti (PSOE, la sinistra di Sumar ed autonomisti catalani e baschi da una parte e PPE, autonomisti della Navarra e l’ultradestra di Vox dall’altra) sono alla pari: 171 voti a 171. A far la differenza sono due gruppi parlamentari: uno che corrisponde alla singola deputata di Coalition Canaria, il partito centrista che difficilmente sarà disponibile a governare con l’estrema sinistra, l’altro è quello dei 7 deputati di Junts, il partito indipendentista catalano guidato (da Bruxelles, visto che è in esilio) da quel Puidgemont che proclamò anni fa l’indipendenza della Catalogna e fu poi incriminato. Il sistema costituzionale spagnolo prevede le consultazioni da parte del Re nei prossimi giorni, l’affidamento di un incarico a Sanchez o a Feijóo, un primo voto a maggioranza assoluta (impossibile per entrambi) ed i successivi a maggioranza semplice. Da questo punto di vista, è evidente quanto il voto dei 7 deputati di Junts sia determinante ed è per questo che frenetiche e silenziose sono state le trattative nelle scorse settimane e che mercoledì Sanchez ha così aperto ad alcune delle rivendicazioni degli indipendentisti.
Come finirà è ancora presto per dirlo. Sanchez pare troppo sicuro di sé per non avere qualche carta nascosta nel mazzo, come ad esempio un mezzo accordo con Junts. Feijóo d’altro canto ha probabilmente dalla sua 172 voti con la deputata di Coalicion Canaria, ma avrebbe bisogno dell’astensione di Junts per poter essere eletto Premier, cosa molto inverosimile. Intanto vediamo come procederà questa prima giornata parlamentare, ad iniziare dalla riunione alle ore 8 di giovedì dei 7 deputati di Junts.
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